Espressioni come “cambiamento climatico”, “transizione verde”, “sostenibilità”, con i loro vari inglesismi, sono ormai appendice obbligatoria di ogni progetto di architettura che si rispetti. Il punto, come sempre, è cercare di non lasciare che queste bellissime teorie rimangano tali e vadano a sommarsi alle già meravigliose disquisizioni sul ruolo del progettista di oggi. Progettista che in sè vede riflessi molti dei problemi della vita nelle nostre città. L'interesse che sempre di più coinvolge infatti gli architetti verso la questione urbana, non limitata al singolo edificio, è trasparente: essendo un fenomeno di concentrazione di individui, attività e strutture, le città sono diventate ambienti “insostenibili” per eccellenza. La loro quotidiana domanda di risorse (energia, cibo, merci, servizi, informazione) non può infatti essere in alcun modo soddisfatta dal proprio ecosistema, e produce perciò uno squilibrio sostenibile solo con il ricorso a sistemi di flussi e di approvvigionamenti sempre più vasti e sempre più costosi in termini eco-eco (economici ed ecologici).
Le città hanno inoltre raggiunto soglie di dimensione e di complessità tali da trasformare le economie di agglomerazione (i naturali vantaggi che si hanno dallo stare vicini) in diseconomie. La vita urbana ha infatti subito una brusca accelerazione negli ultimi secoli, e dalla seconda metà del Novecento in particolare: se la popolazione urbana non pesava più del 5% sul totale nel 1600 e non più del 10% agli inizi dell’Ottocento, adesso la quota è salita al 50% e l’Onu stima che sfiorerà il 70 nel 2050 (Fonte: ONU world report 2021).
Per questo è importante interrogarsi sulle cosiddette città del futuro, che siano smart o meno. Dalle condizioni di vita delle persone alla protezione del patrimonio culturale e naturale, dall’accesso al trasporto pubblico alle politiche di inclusione e resilienza, si tratta di aspetti complessi e con declinazioni assai diverse nel mondo, in ragione del livello di sviluppo dei vari paesi e delle varie esperienze urbane. Nell’Unione Europea, sede di una rete urbana straordinariamente diffusa e antica, si sta piano piano affermando la consapevolezza che il progresso tecnologico e l’obiettivo del miglioramento delle condizioni di vita devono accompagnarsi a un drastico accrescimento della loro sostenibilità a lungo termine: There’s no planet B, come recita uno degli slogan più celebri del movimento Fridays for the Future. Basta vedere cosa sta facendo Milano negli ultimi mesi, che punta a diventare una 15 minute city, una città che permette a ogni cittadino di avere tutti i servizi di cui necessita a una distanza massima di 15 minuti, rigorosamente in bici o a piedi.
E nel resto del mondo? Cosa stanno pensadno i migliori progettisti per le città del futuro? Vediamo in dettaglio il masterplan di Seoul, dove UNstudio ha progettato una 10 minute city in grado di sfruttare l’innovazione digitale per creare un nuovo modello di città, modello soprattutto per i futuri progetti di sviluppo urbano misto.
Si chiama Project H1 la smart city da 10 minuti progettata da UNStudio che sfrutta l’innovazione digitale per creare un nuovo modello di città. Il masterplan, che dovrebbe essere completato entro il 2024, nasce da un progetto di riqualificazione che sta trasformando un ex sito industriale e ferroviario di 500mila metri quadri, nella prima smart city da 10 minuti della Corea del Sud. Il nuovo quartiere di Seoul, chiamato appunto Project H1, servirà da modello per i futuri progetti di sviluppo urbano misto, integrando l’energia verde, l’innovazione, l’economia circolare e la qualità del vivere in un solo ambiente.
Il masterplan prevede la costruzione di 8 torri residenziali, inseriti in una rete di servizi pubblici e ampi spazi verdi che consentirà agli abitanti di accedere a qualsiasi necessità quotidiana entro 10 minuti a piedi.
Il progetto di UNStudio, diversamente dal concetto tradizionale di smart city, prevede una novità tecnnologica importante sviluppata in partnership con UNSense.
Questo livello tecnologico aggiuntivo è progettato per completare il piano urbano fisico e creare un quartiere completamente servito digitalmente, andando così oltre il consueto focus sull’efficienza dei modelli Smart City, per migliorare la vita quotidiana dei residenti e liberare il tempo per le attività ricreative, ha spiegato Van Berkel, fondatore di UNStudio.
Ovviamente la componente digitale servirà per monitorare i consumi e gestire l’energia a livello ottimale.
>>> Se cerchi spunti progettuali o una guida opertiva sul tema, consigliamo La mobilità per la città dei 15 minuti di Elisabetta M. Venco, pubblicato nella collana Politecnica di Maggioli Editore
Con il tempo che si risparmia si crea altro tempo di qualità, affermano da UNStudio. Questo è il concetto alla base delle città da 10 o 15 minuti. Ogni genere di servizio di cui si ha bisogno è accessibile in un raggio ravvicinato dalla propria abitazione e ciò rende il quartiere ricco di una fitta rete di esperienze, attività, funzioni ed una rete pubblica predisposta per incentivare la socialità. Project H1 si basa infatti su un concetto di densità urbana flessibile. Lo spazio pubblico è multifunzionale e permette ai residenti stessi di servirsi della città sia secondo scenari pianificati che spontanei.
Fondamentale per lo sviluppo del progetto, è l'ispirazione venuta dal paesaggio montano circostante: il verde è infatti parte integrante e protagonista del masterplan, con una serie di spazi appositamente scelti che permetteranno di sfruttare la produzione idroponica per l’agricoltura urbana, mentre parchi, piazze e tetti verdi faciliteranno la scelta di una vita all’aria aperta.
Luce del sole, aria fresca e spazio aperto sono tre componenti di vitale importanza per garantire il benessere degli abitanti in un qualunque contesto architettonico. Per questo motivo gli edifici del masterplan sono progettati per sfruttare al massimo l'illuminazione naturale e sfruttare la ventilazione locale.
In più, per far fronte al volume d’acqua che può cadere normalmente in una delle numerose precipitazioni di Seoul, la maggior parte delle superfici orizzontali del masterplan sono ricoperte da uno spesso strato di terra che assorbe la pioggia e la filtra mediante un sistema apposito. L’acqua così raccolta viene riutilizzata per l’irrigazione e per la piantumazione di nuova biodiversità.
I rifiuti sono raccolti e stoccati in apposite aree collocate nei seminterrati, mentre i rifiuti organici finiscono direttamente alla produzione di compost.
Client: Hyundai Development Company
Location: Seoul, South Korea
Building surface: 504.000m2
Building site: 78.000 m2
Programme: Masterplan and architecture for Kwangwoon University Station Redevelopment Area
Render © WAX & Virgin Lemon, courtesy UNStudio