La progettazione di un ospedale è un processo particolarmente complesso, che richiede una pianificazione accurata a tutti i livelli, dal dimensionamento degli ambienti fino ai dettagli costruttivi. Si tratta infatti di un settore altamente specializzato la cui importanza, con la pandemia, è balzata agli occhi anche dei non addetti ai lavori. Se i progettisti sono sempre chiamati a muoversi tra arte e tecnica, le due anime dell’architettura, questo bilanciamento diventa davvero una sfida nel caso di alcune tipologie edilizie, come appunto le strutture sanitarie. In effetti, in che modo si possono declinare in un ospedale concetti come sostenibilità, integrazione con la natura e inclusione sociale?
La ricerca di un’integrazione tra architettura e natura, ad esempio, trova piena espressione nel progetto per la Banca dell’occhio di Mestre firmato da Emilio Ambasz. Qui l’architetto argentino propone una soluzione radicale, in cui l’edificio accoglie nella propria struttura la ricchezza del mondo vegetale. Questa idea di fondo viene esplicitata su un lato del complesso attraverso una facciata disegnata come un anfiteatro con gradonate verdi, che conducono a un tetto giardino, e sull’altro tramite un prospetto caratterizzato da grandi terrazze con vegetazione affacciati sul pozzo di luce interno.
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Dagli impianti per il ricambio dell’aria alle stanze con pressione negativa: prima ancora che edifici, gli ospedali sono delle vere e proprie macchine. Nei luoghi dedicati alla cura della salute, infatti, i requisiti richiesti nelle diverse tipologie di ambienti per garantire il benessere termo-igrometrico degli utenti si riflettono in un equipaggiamento impiantistico molto complesso. Allo stesso tempo, occorre consentire una manutenzione agevole e frequente; inoltre, per ragioni sia ambientali che economiche, è fondamentale rispettare i criteri di efficienza energetica, soprattutto visto che si tratta di opere pubbliche. A ciò si aggiungono i requisiti di accessibilità e di anti-sismicità, che naturalmente sono molto stringenti per questa categoria edilizia. Altro fattore fondamentale da tenere presente nella progettazione di un ospedale è la flessibilità, per la semplice ragione che la realizzazione dell’opera dura diversi anni, nel corso dei quali si può senz’altro prevedere un’evoluzione delle tecnologie per la cura delle persone.
La pandemia ha poi introdotto nuove esigenze, che hanno un po’ rivoluzionato le strutture sanitarie. A iniziare dalla necessità di uno spazio esterno per ospitare gli accompagnatori che non possono entrare, passando per la definitiva eliminazione degli impianti a ricircolo in favore di quelli ad aria primaria, per arrivare fino alla necessità di distanziare maggiormente i posti letto: un padiglione Covid richiede innumerevoli accorgimenti ulteriori rispetto a uno tradizionale. Stanti queste premesse – peraltro non esaustive – di ordine tecnico, non bisogna dimenticare che gli ospedali e le altre strutture sanitarie, come i poliambulatori e gli studi medici, ma anche le case di riposo, sono pur sempre opere di architettura. Opere che anzi, più di altre, amplificano la sfida progettuale di coniugare estetica, funzionalità e rispetto delle normative.
Di tutti questi aspetti riguardanti la progettazione di strutture e complessi sanitari si occupano i professionisti iscritti alla categoria Health del The Plan Award. Il premio annuale, aperto alla partecipazione di opere realizzate e future, nasce con l’obiettivo di promuovere la conoscenza e la qualità del lavoro di progettisti, accademici e studenti nei settori di architettura, design e urbanistica, ampliando il dibattito sulle tematiche più attuali nell’ambito della progettazione. Il The Plan Award 2021, a cui ci si può iscrivere fino al 31 maggio, è strutturato in diverse categorie, per ognuna delle quali verrà decretato un vincitore e, qualora la Giuria lo ritenga opportuno, verranno assegnate anche menzioni d’onore.
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Prendendo spunto dall’edizione 2020 del The Plan Award, abbiamo selezionato alcuni progetti che descrivono la complessità dell’edilizia sanitaria.
L’anno scorso, giusto in tempo per fronteggiare l’emergenza sanitaria, è stato completato l’Ospedale Michele e Pietro Ferrero a Verduno, in provincia di Cuneo. Il progetto porta la firma di tre studi: Scau Architecture (Parigi), Archicura (Torino) e Ugo Camerino (Venezia), vincitori di un concorso di progettazione nel 1998. L’intervento mette al centro gli utenti della struttura, sia i pazienti sia il personale, con particolare attenzione a consentire l’ingresso della luce naturale negli ambienti interni. Il progetto si basa sul concetto di ospedale piastra, che si stacca dai sistemi monoblocco degli anni precedenti per sviluppare un’organizzazione orizzontale, favorendo l’interrelazione tra i reparti, l’adattamento alle evoluzioni interne, migliori condizioni di lavoro e dunque una migliore qualità di servizio per i malati.
Completamente diversi sono il contesto e le esigenze di cui ha dovuto tener conto lo studio newyorkese Sharon Davis Design nella progettazione del Bayalpata Hospital in Nepal. La struttura, terminata nel 2019, si trova ad Achham, una delle regioni più remote e povere del Paese, con l’obiettivo di evitare che l’accesso alle cure diventi un fattore di divario sociale. Il progetto rappresenta un modello per lo sviluppo sostenibile delle strutture sanitarie in un contesto rurale. Realizzato in terra battuta, l’ospedale mantiene l’aspetto di un’architettura vernacolare e dispone di un impianto fotovoltaico, oltre a un sistema di raccolta delle acque e soluzioni per il riscaldamento e raffrescamento passivo.
L’integrazione con la natura che permea la Banca dell’occhio di Mestre torna anche nel progetto di HRD per il Taikang Nanjing International Medical Center. L’ospedale sorgerà a Nanjing, capoluogo della provincia cinese di Jiangsu, ed è stato disegnato con forme fluide che si adattano al profilo della collina inserendosi armoniosamente nel contesto, ricco di vegetazione e specchi d’acqua. I progettisti sono stati ispirati da questo luogo unico, dove i pazienti potranno approfittare del potere curativo dell’ambiente naturale in cui sarà immersa la nuova struttura.
Questo concetto è ancora più enfatizzato nel Centro diurno terapeutico Pro Senectute a Balerna, in Canton Ticino (Svizzera). Qui l’architetto Enrico Sassi ha ridisegnato il giardino della struttura, che versava in stato di abbandono e non era quindi fruibile da parte degli ospiti, persone anziane affette da disturbi cognitivi. Il progetto ha così dato vita a un giardino sensoriale: uno spazio verde di libertà e relax concepito per la realizzazione di un programma terapeutico di stimolazione sensoriale. Il giardino permette infatti agli ospiti di passeggiare in sicurezza e soddisfare quella compulsione al movimento tipica di una fase della malattia di Alzheimer.
Se hai progettato un ospedale o una struttura sanitaria, realizzata dopo il 1° gennaio 2018 o ancora da realizzare, hai tempo fino al 31 maggio per iscriverti alla categoria Health del The Plan Award 2021, presentando il tuo progetto attraverso la pagina dedicata.
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