Fràgil, l’opera di Joan Crous in anteprima ad Artefiera
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Fràgil, l’opera di Joan Crous in anteprima ad Arte Fiera

Realizzata nell’ambito della biennale Do ut do

Fràgil, l’opera di Joan Crous in anteprima ad Artefiera
Scritto da Redazione The Plan -

Cosa rimarrà di noi? Siamo fragili, come è fragile tutto il mondo che ci circonda, dagli animali alle piante, dalle nostre relazioni ai nostri sentimenti, dai nostri amori alle nostre idee. La fragilità quasi si stenta a guardarla ma dall’altra parte c’è chi, con la propria arte, con la cultura e con la propria etica la accetta, fino a trasformare la vulnerabilità delle singole persone in una forza collettiva. Fràgil è il titolo dell’ultima opera d’arte di Joan Crous, artista di origine catalana da tempo a Bologna e conosciuto per la sua maestria nel lavorare il vetro, che si inserisce nel più ampio programma sullo stesso tema della biennale Do ut do. Il tutto sarà presentato in anteprima ad Arte Fiera 2023, in calendario dal 3 al 5 febbraio al quartiere fieristico di Bologna.

Sotto le Due Torri la grande scultura di Crous, di 120x360 cm composta da sei opere uniche realizzate in fusione di vetro, si presenterà in un allestimento firmato da Michele De Lucchi e Alberto Nason, il quale comprenderà anche due panche Bernina da loro progettate in pietra Leccese. Il rimando alla fragilità lo si sente nella scelta stessa del materiale, il vetro, trasparente come l’acqua, duttile come la creta ma eterno come l’oro. Ciò che si è voluto ottenere, come spiegato dall’artista, è un intreccio tra «fragilità, agilità e umanità»: fragilità che sta in tutte le cose e che si materializza nel vetro, agilità che sta nei rapporti umani e nella collaborazione che ha dato vita all’opera, umanità che lascia la propria traccia nel banchetto, nei piatti e nei bicchieri scolpiti. Attività o oggetti umani, della quotidianità. «Con un soffio sembra tutto poter svanire – continua Crous –, nella sua evanescenza e nella sua fragilità. Eppure, paradossalmente, sono proprio le cose che più rischiano di scomparire che vengono fissate nella mente dell’uomo». Un po’ come un paesaggio innevato o ghiacciato, da immortalare con la sua bellezza per non lasciarlo sfuggire per sempre.

 

Dare per dare, non per ricevere

Fràgil, Joan Crous per Do ut do Courtesy of Do ut do

A conclusione di Arte Fiera, l’opera Fràgil entrerà nella collezione di Do ut do ma, a fronte di una donazione a favore della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seragnoli di Bologna, ogni singolo tassello dell’opera potrà andare a collezionisti o musei. Lo stesso varrà anche per le due panche, così da onorare il proprio impegno etico nei confronti di una realtà da tempo dedita all’assistenza e alla cura di pazienti affetti da malattie inguaribili, nonché verso la ricerca sulla medicina palliativa. È qui che si esprime tutto il valore del «dare per dare», del «do ut do».

«Siamo fragili, tutto è fragile intorno a noi: uomini, animali, piante, la vita sulla terra, le nostre relazioni, i nostri sentimenti, i nostri amori, le nostre idee, la sostenibilità del nostro modello di sviluppo, la nostra idea di progresso, la nostra presunta centralità nell’universo – sono le parole di Alessandra D’Innocenzo, fondatrice e presidente di Do ut do –. Se però accettiamo la nostra fragilità possiamo trasformare l’apparente vulnerabilità nel suo opposto, la storia umana lo ha dimostrato, la nostra fragilità diventa agilità consapevole, che se crea una comunità può produrre innovativi e potenti risultati, la vulnerabilità dei singoli diventa forza collettiva per difendere valori condivisi e il bene comune».

>>> Scopri anche Ombra di Joan Crous. 

 

La nascita di un libro

Fràgil, Joan Crous per Do ut do Courtesy of Do ut do

Nell’ambito della biennale Do ut do in partenza questo 2023 verrà anche realizzato un libro, distribuito sempre nel corso di Arte Fiera sul tema della fragilità. Oltre al contributo della fondatrice e presidente dell’associazione Do ut do, anche quelli di Gianluca Riccio, Domenico De Masi, Pierpaolo Forte, Roberto Grandi, Sebastiano Maffettone, Vera Negri Zamagni (presidente dell’Associazione Amici della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seragnoli) e Michele De Lucchi.

«La consapevolezza della fragilità del mondo e delle cose dà al designer, all’architetto e al falegname il potere di rigenerarle – scrive, tra le altre cose, De Lucchi –. Mi piacerebbe ricaricare i prodotti di una valenza più ricca di sentimenti e di umanità, estirpando l’indifferenza dello standardizzato prodotto di massa. Mi piacerebbe riuscire a ottenere oggetti che non si scaricano nelle varie fasi della comunicazione, diffusione, distribuzione, vendita, uso e abbandono, inevitabile per gli oggetti che non comunicano più nulla. Mi piacerebbe forse più di tutto agguantare l’ambizione di poter vivere la professione un po’ meno da “professionista” e un po’ più da “artigiano”».

>>> Scopri anche l'installazione di Mario Cucinella che accoglierà i visitatori ad Arte Fiera 2023. 

Credits

Location: Bologna, Italy
Date: february 3-5th
All images courtesy of Do ut do

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