1. Home
  2. What's On
  3. Biennale Danza, il Leone d’Oro alla carriera a Simone Forti

Biennale Danza, il Leone d’Oro alla carriera a Simone Forti

Il Leone d’Argento alla compagnia TAO Dance Theater

Biennale Danza, il Leone d’Oro alla carriera a Simone Forti
Scritto da Redazione The Plan -

Innovatrice e specialista dell’improvvisazione nella danza, autrice di un corpus di opere sorprendentemente vario e lungimirante fatto di performance, disegni, film, fotografie, installazioni, scritti: è Simone Forti la vincitrice del Leone d’Oro alla carriera della Biennale Danza 2023, assegnatole su proposta del direttore del settore, Wayne McGregor. «L’arte di Simone Forti ha spesso unito elementi quali il movimento, il suono e gli oggetti in nuove e sorprendenti articolazioni ibride – ha sottolineato –, un lavoro che è stato tanto fondamentale nello sviluppo della postmodern dance quanto illuminante per il minimalismo».

Il Leone d’Argento è invece andato a TAO Dance Theater, la compagnia fondata nel 2008 a Pechino che in breve tempo ha cominciato a essere contesa dai maggiori festival e teatri internazionali.

Simone Forti, nata a Firenze nel 1935, ha lasciato l’Italia per gli Stati Uniti appena tre anni dopo a causa delle leggi razziali: ancora oggi vive e lavora a Los Angeles, dove nel tempo ha sviluppato un metodo di espressività e di lavoro libero dalle convenzioni e perlopiù incentrato sull’improvvisazione. «Autodefinitasi artista o movement artist, così da non costringersi nelle convenzioni e nelle ortodossie dell’essere una coreografa, Simone Forti si è sempre mossa liberamente e senza confini tra mondi creativi – ha aggiunto McGregor –, intrecciando diverse discipline e, facendo questo, sostenendo la superiorità del corpo, o piuttosto il pensare con il corpo come forza di sperimentazione, azione e (re)invenzione».

I primi passi della sua formazione ha cominciato a muoverli nella seconda metà degli anni Cinquanta prendendo parte ai Dancers’ Workshop di Anna Halprin a San Francisco, per poi proseguire con Robert Dunn e con la tecnica di John Cage nello studio di Merce Cunningham (anch’egli Leone d’Oro alla carriera nel 1995) a New York. Ed è sempre qui che nel 1960 ha debuttato come coreografa di due danze in forma di happening (See-Saw e Rollers), per poi organizzare l’anno successivo la serata Five Dance Constructions and Some Other Things nel loft di Yoko Ono, performance che per la prima volta hanno dimostrato la forza della fusione tra movimento e oggetti: alla base azioni quotidiane come correre, arrampicarsi, stare in piedi aggrappati alle corde. Dopo alcuni anni in Europa, è tra gli anni Ottanta e Novanta che Forti ha sviluppato una pratica d’improvvisazione basata sulla relazione tra parole e movimento (ora conosciuta come Logomotion) e ha creato le sue News Animations, parlando e muovendosi su temi politici. Un’artista totale, che nella sua carriera non ha fatto solo danza ma che si è occupata anche di disegno, produzione di film e video, fotografia e installazioni, nonché di scrittura, entrando così nei maggiori musei del mondo. Fino al 2 aprile al Museum of Contemporary Art di Los Angeles è visitabile una retrospettiva completa dell’artista italo-americana. 

«Le sue tecniche di improvvisazione della danza, ispirate al mondo naturale e a lei trasmesse inizialmente da Anna Halprin, vengono insegnate a studenti desiderosi di connettersi con il loro potenziale essenziale di danzatori, un potere che indubbiamente è il fulcro della danza coraggiosa di Forti – ha concluso il direttore –; e la forza concettuale della sua traiettoria, lunga 60 anni, il rigore del suo pensiero e la semplicità di esecuzione, il suo spirito impertinente, la curiosità infinita. Tutto contribuisce a consolidare l’eredità di Simone Forti quale vero genio artistico, che sorprende l’immaginazione e motiva noi, il pubblico, a guardare al passato (della Forti) per andare oltre, verso il futuro (della Forti). Un’eredità impareggiabile di cui essere grati».

>>> Scopri anche i premi 2022 della Biennale Arte.

 

Il Leone d’Argento alla compagnia TAO Dance Theater

TAO Dance Theater Courtesy of Biennale Danza

Fondata nel 2008 a Pechino, la compagnia TAO Dance Theater è ancora oggi guidata da due dei suoi fondatori, Tao Ye e Duan Ni. Prima compagnia di danza contemporanea cinese invitata al Lincoln Center Art Festival di New York, quest’anno sarà alla Biennale Danza il 28 e il 29 luglio con tre nuovi lavori presentati al Teatro Malibran in prima europea, tre coreografie che proseguono la sequenza delle Numerical Series con cui sono affermati sulla scena internazionale: 11, 13, 14 i titoli. 

«Abbandonata la narrativa, la trasmissione di un messaggio e le scenografie elaborate – ha sottolineato Wayne McGregor nella motivazione –, Tao Ye e Duan Ni hanno creato un genere di danza unica ed evoluzionistica che cattura con la sua forza ipnotica e minimalista. La loro compagnia, TAO Dance Theater, fondata nel 2008, è impegnata in un’estetica di danza pura, essenziale, che elimini ogni categorizzazione del movimento e, per estensione, di loro stessi. Il corpo viene presentato come elemento da percepire in quanto affascinante alla vista, privo di rappresentazione, narrativa, contesto: semplicemente esistente come oggetto. Esso viene amplificato solo dall’uso della luce e del suono, così da consentire agli spettatori di essere messi a confronto (e alla prova) con tecniche, vocabolario e forme rigorosamente focalizzate sul corpo».

TAO Dance Theater è una compagnia dunque con una visione, una missione e uno scopo. «Come i grandi della danza del passato, comprendono la vera natura del corpo quale microcosmo dell’universo e hanno individuato il loro territorio particolare da esplorare ed espandere – ha concluso Wayne McGregor –. Immergersi qui, in questo territorio ignoto, è originale, importante ed edificante e noi veniamo allo stesso tempo avvolti e provocati dalla loro genialità».

 

Iscriviti alla newsletter

 

 

Credits

Individual photo credits are included in each gallery image

Resta aggiornato sulle novità del mondo dell'architettura e del design

© Maggioli SpA • THE PLAN • Via del Pratello 8 • 40122 Bologna, Italy • T +39 051 227634 • P. IVA 02066400405 • ISSN 2499-6602 • E-ISSN 2385-2054