Il laboratorio del futuro sarà l’Africa, sarà l’architettura; sarà la trasformazione, da immagine a realtà, di una società moderna, diversificata, inclusiva. Il laboratorio del futuro sarà anche il titolo della 18. Mostra Internazionale di Architettura, presentata dal presidente della Biennale di Venezia, Roberto Cicutto, e dalla curatrice, Lesley Lokko, e in programma dal 20 maggio al 26 novembre 2023 (pre-apertura il 18 e il 19 maggio dell’anno prossimo) ai Giardini, all’Arsenale e in vari altri luoghi della città. È a partire dal valore e dal ruolo dell’architettura, dunque, che si proverà a sondare e a conoscere quella doppia coscienza, quel conflitto interno che gli uomini del nostro tempo si stanno trovando ad affrontare: la condizione di subordinazione e di colonizzazione non è più solo di alcuni gruppi di persone, talvolta lontani, ma di tutti, di ogni singolo individuo; perché le nuove tecnologie permettono di avere «scorci non filtrati della vita» in angoli talvolta dall’altra parte del globo, fisicamente mai visitati. Sconosciuti. Eppure la globalizzazione ha portato a un avvicinamento virtuale, che è però anche dell’animo e della coscienza.
In Africa tutte le questioni di equità, di risorse, di speranza e di paura nei confronti del domani si condensano; ed è anche per questo che è stata scelta come terra simbolo della prossima kermesse. «A livello antropologico, siamo tutti africani. E ciò che accade in Africa accade a tutti noi». Da questa prospettiva, dunque, si sta portando avanti il percorso che, tra un anno, vedrà il taglio del nastro della prossima edizione.
«L’Africa è il futuro», sono state le prime parole di presentazione della curatrice Lokko, architetto e docente anglo-ghanese, che ha poi aggiunto: «Siamo il continente con il più rapido tasso di urbanizzazione al mondo, con una crescita di quasi il 4% annuo. Questa crescita rapida e in gran parte non pianificata avviene generalmente a spese dell’ambiente e degli ecosistemi locali, il che pone di fronte al cambiamento climatico sia a livello regionale sia planetario. […] Equità e giustizia climatica sono due facce della stessa medaglia. Ma la speranza è una moneta potente. Essere fiduciosi significa essere umani. A livello profondamente personale, devo la mia presenza a questo tavolo (della Biennale di Venezia, ndr) alle instancabili richieste di una società più giusta, più inclusiva e più equa per le quali hanno lottato le generazioni che mi hanno preceduto. La visione di una società moderna, diversificata e inclusiva è seducente e persuasiva, ma finché rimane un’immagine, resta solo un miraggio. È necessario qualcosa di più di una rappresentazione e gli architetti, storicamente, sono attori chiave nel tradurre le immagini in realtà».
>>> Scopri la biografia di Lesley Lokko.
Ed è nella formazione e nello sguardo proprio degli architetti che si può comprendere anche il coraggio di aver posto accanto, nel titolo stesso della rassegna, due parole come “laboratorio” e “futuro”, talvolta abusate ma che in questo contesto le si vuole tornare a riempire del proprio significato originario profondo attraverso un patto. Un patto tra persone indipendentemente dalla loro origine, dalla loro formazione, dalla loro identità di visitatori della Mostra o di veri protagonisti. Un patto promosso dalla stessa curatrice, che è stato sottolineato anche dal presidente Cicutto:
«Una Mostra che, partendo da premesse molto concrete e punti di vista molto precisi, guarderà dritto negli occhi i rappresentanti dei Paesi partecipanti e tutti coloro che popoleranno i Giardini, l’Arsenale e la città di Venezia. Il tutto per parlare al mondo, che è la vera ragione per cui un curatore si assume la responsabilità di fare una Mostra Internazionale della Biennale».
E infatti, come ha chiosato Lokko, spesso si parla di spazi democratici, di spazi pubblici, di energia pulita e di spirito umano in un equilibrio troppo complesso da comprendere. Tuttavia, a suo parere non è così, non deve esserlo: l’architettura e gli architetti hanno le possibilità di svolgere un ruolo determinante di negoziazione.
«Più che gli edifici, le forme, i materiali o le strutture, il dono più prezioso e potente dell’architettura è la capacità di influenzare il modo di vedere il mondo. La lenta e attenta traduzione delle idee in forma materiale e, sempre più spesso, digitale richiede un cambiamento quasi costante della visione, restringendo e allargando contemporaneamente lo sguardo per adattarsi alle differenze di scala, di contesto, di cultura e di aspirazione, nonché alle molteplici altre esigenze che devono essere soddisfatte per portare nel mondo sia gli edifici sia la conoscenza».
Location: Venezia, Italy
Date: 20th may-26th november 2023 (pre-opening 18-19 may 2023)
Photography by Jacopo Salvi and Festus Jackson-Davis, courtesy of La Biennale di Venezia