Tre rimbalzi della palla. Due saltelli prima di rispondere. Una parola (“Vai!” “Salta!”) che faccia attivare la memoria muscolare del corpo. Chi gioca a tennis, ma anche chi lo guarda, sa bene che questo non è uno sport come gli altri. Di mezzo c'è la scoperta di se stessi, delle proprie paure e delle proprie debolezze, ed è per questo che i giocatori vincenti e amati, sono spesso quelli che hanno capito chi essere sul campo da gioco e vivono nel costante "presente". Molti dicono che il tennis è pura meditazione, che le capacità mentali che si acquisiscono praticandolo aiutano a migliorare la consapevolezza: proprio quello che sempre più persone cercano nelle pratiche di mindfulness. Di fatti il successo di un tennista si basa su un concetto apparentemente semplice: ciò che conta è il presente. Provate a mettere in pratica questo concetto e vi ritroverete letterlamente persi, molto simili a un pesce rosso che dopo qualche secondo dimentica ciò ha fatto un momento prima.
Per questi motivi, il luogo, o meglio l'Arena in cui i player si confrontano, diventa un ambiente mistico e magico, una location dal sapore e dall'atmosfera unica. Se per i runner qualsiasi posto può essere ideale per correre, o se per gli amanti del calcio qualsiasi campetto, anche non regolamentare, può andare bene, per il tennis il luogo, la superficie del campo, le condizioni meteo, sono determinanti. Consapevole di tutto ciò, per un evento quale gli ATP Finals, Benedetto Camerana ha impiegato molto tempo per studiare il masterplan della manifestazione e trovare la migliore soluzione in grado di accogliere al meglio pubblico e tennisti. Per cinque anni (a partire dal 14 novembre 2021, data inaugurale del torneo che vede protagonisti i migliori otto tennisti al mondo) Torino sarà protagonista di questo evento mondiale, occasione più che unica per promuovere la città di fronte a un pubblico internazionale e trasformarla anche grazie a progetti lungimiranti e architetture sostenibili.
Camerana, nel team guidato da AWE International Group (capofila di un raggruppamento di imprese tra cui Arriva, Camerana&Partners, KPMG, Nielsen Sports, Politecnico di Torino) si è dovuto occupare di allestimenti, logistica e trasporti, e ha voluto coinvolgere l'intera città, creando un concetto diffuso di partecipazione. Tutti gli spazi di Torino (ha dichiarato in un'intervista alla rivista Torino Magazine) avranno un ruolo e vivranno le Finals. Niente a che vedere con quanto accaduto a Londra negli anni precedenti. Sarà un’edizione all’insegna della sostenibilità e dell'intrattenimento metropolitano, con padiglioni temporanei per vivere ogni giorno il grande evento. Una sfida da vincere perché "ci sono cose che tengono in città cose".
Ma come sono fatte le strutture per questi ATP Finals 2021? In parte si ispirano all'Oval e al palasport Hockey 1, strutture progettate da Arata Isosaki e Pier Paolo Maggiora per le olimpiadi invernali di Torino 2006, che abbiamo presentato in questa pubblicazione di The Plan Editions: Il Palaghiaccio Olimpico al Lingotto di Torino. Vediamo in dettaglio i due interventi progettati da Camerana: la trasformazione del Pala Alpitour, disegnato appunto dal “Pritzker” Arata Isozaki, e i due padiglioni di Piazza San Carlo.
Sappiamo che a Londra, soprattutto a causa della morfologia della città e per la sede prescelta, gli ATP erano stati una sorta di "bolla": un luogo magnifico e prestigioso, ma isolato, dove si disputava il torneo e basta. A Torino invece, tutta la città sembra essere coinvolta nelle Nitto ATP Finals. Torino ben si presta a questo genere di eventi, è di medie dimensioni, già collaudata per eventi internazionali come le Olimpiadi e di grande tradizione sportiva. Significativo che sia stata prescelta avendo come competitor metropoli del calibro di Tokyo e Singapore.
La zona intorno al Pala Alpitour è quella maggiormente coinvolta, perché dotata di spazi che possono essere ripensati per la manifestazione: la piscina monumentale, la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, e lo Sporting. Di grande impatto sono gli allestimenti temporanei, vicino alla venue ma anche in giro per la città, un po' il corrispettivo delle Olimpiadi della Cultura tenutesi nel 2006. Tra gli obiettivi del progetto c’è quello di restituire – attraverso entusiasmo, spettacolo e business – il massimo possibile alla città. Aspetto fondamentale è stata infatti la gestione del costruito: tutto smontabile e rimontabile, strutture che possono durare cinque anni, e utilizzabili anche solo nel periodo delle Finals, come la passerella panoramica che porta gli atleti al campo di gioco.
Vedere un match delle ATP non è come assistere a una partita di basket o di volley, questione di prospettive e di posizioni degli spettatori, in particolare per quanto riguarda i posti migliori. Camerana conosce bene le dinamiche di un torneo del calibro internazionel, e ha previsto nel suo masterplan anche aree specifiche per i media, lounge, aree per gli ospiti, gli sponsor e il corporate. Stesso discorso per le hospitality e la ristorazione, dove ha predisposto un’area per 1000/1500 coperti. Alla fine, a Torino ci sarà uno dei migliori impianti di tennis al mondo.
Come ha più volte dichiarato nelle interviste pre-evento, unna delle maggiori sfide per il progetto è stata quella ambientale, che non si esaurirà a fine evento. Fondamentale in questo senso è stata la collaborazione con il Politecnico, che ha attivato un vero e proprio meccanismo di economia circolare, con basso consumo di energia e di acqua. Per le strutture sono stati utilizzati materiali riciclabili, a basse emissioni di CO2, inclusa l'integrazione con fonti energetiche rinnovabili. L'obiettivo è infatti quello dell’impatto energetico zero, e in questo senso, l'obiettivo sembra raggiunto dato che quelle di Torino saranno le prime Finals in completa sintonia con la green economy.
Cover image: ©marcoschiavone, courtesy Benedetto Camerana