Procedendo per Einstein Drive in direzione dell’Institute for Advanced Study, si incrocia sulla sinistra una costruzione completamente diversa dagli altri edifici presenti nel campus: è il Rubenstein Commons di Steven Holl Architects. A suo tempo, l’Institute nacque grazie alla generosità dei fratelli Louis e Caroline Bamberger per far fronte alla necessità di accogliere l’alto numero di scienziati di fama in fuga dalla guerra e dall’Europa nazista; oggi, il nuovo complesso è sorto grazie al filantropo David Rubenstein con l’intento di offrire all’Istituto i mezzi necessari alla realizzazione di una casa comune che funga da condensatore sociale in virtù di una serie di spazi d’incontro pensati per favorire la comunicazione e la collaborazione tra scienziati e ricercatori.
Il giorno in cui abbiamo visitato l’Istituto, la luminosità variava a seconda del movimento delle nuvole. Eppure, era già chiaro dall’esterno come la luce, la luce naturale lasciata entrare all’interno dell’edificio, fosse tra i principali segni distintivi dell’intervento. Anche se affievolita, penetrando dall’alto oppure dalle vetrate laterali, ne enfatizzava l’impianto architettonico. Il complesso The Commons, formato prevalentemente da lastre in calcestruzzo prefabbricate e assemblate in loco, presenta un unico padiglione massiccio: una contraddizione in termini, in quanto la parola inglese pavilion rimanda al vocabolo francese papillon che sta per l’essere vivente più leggero di tutti, la farfalla. Questa tecnica costruttiva consente e favorisce ampie aperture sia all’altezza dei fruitori sia a un’altezza maggiore, dove il soffitto, rastremandosi verso l’alto, incanala la luce accentuandone l’incidenza negli spazi interni. L’accostamento di pareti curve all’interno e all’esterno...
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