I giovani cresciuti in America nei decenni postbellici guardavano i western alla tv tifando per i cowboy nelle battaglie contro gli indiani e imitando quelle scene con pistole giocattolo in strada. Proprio quei film hanno diffuso i miti del Far West americano in tutto il mondo. Nel grande classico del 1962 diretto da John Ford, L’uomo che uccise Liberty Valance, l’editore del giornale locale pronuncia la battuta: «Qui siamo nel West, dove se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda». Oklahoma City, sede della Cowboy Hall of Fame dedicata interamente al West, ospita ora il First Americans Museum, che vuole farsi promotore di una storia molto diversa. Il nome prende atto del fatto che i nativi americani hanno abitato questa terra per millenni prima che fosse conquistata e saccheggiata dai colonizzatori di origine europea nel XIX secolo. Cacciate brutalmente dalla loro terra natia a seguito dell’Indian Removal Act del 1830, queste popolazioni reclamano oggi il diritto di essere ascoltate e il museo è un passo importante in questa direzione.
I due partner fondatori dell’omonimo studio Scott Johnson e William Fain, in associazione con lo studio locale Hornbeek Blatt e gli architetti paesaggisti Hargreaves Jones, sono stati uno dei tre team invitati dall’Oklahoma Secretary of Commerce con l’incarico di sviluppare un masterplan. Dopo essere stati selezionati, hanno dedicato quattro anni all’elaborazione del progetto, lavorando a stretto contatto con i rappresentanti di 39 tribù dello stato dell’Oklahoma e con Donald Fixico, autore di numerosi libri sulla cultura tribale. Egli ha precisato che per i nativi americani la terra è sacra e non una merce e l’universo è una combinazione olistica di forze ed elementi che si muovono secondo un moto circolare, in contrasto con il pensiero lineare degli occidentali. Da questo concetto è nato un design...
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