Chiedere il civico è superfluo; non notare la casa che Moss ha progettato per sé e i suoi due figli a un isolato di distanza dalla superstrada lungo la costa pacifica – la Pacific Coast Highway – è inimmaginabile: è un blocco scultoreo di un verde tenue, con molteplici aperture, un volume in tensione, enigmatico e introverso. Oggi Eric Owen Moss Architects conta 25 collaboratori e nei suoi cinquant’anni di attività non ha mai mancato di sorprendere e quest’ultimo intervento non fa eccezione; ciò che ha reso rinomato questo studio è l’audacia costruttivista con cui ha convertito una serie di depositi nelle vicinanze della propria sede nel distretto industriale di Los Angeles chiamato Culver City, un contesto destinato a diventare sempre più un hub tecnologico. Questa casa di 176 m2 – il primo intervento residenziale negli ultimi vent’anni – sorprende per il suo carattere riservato.
Moss predilige la complessità di forma e di pensiero – anche se quest’ultimo è un termine che evita di utilizzare in quanto inflazionato. Parlando della propria abitazione, preferisce definirla come «una tensione tra possibilità». Situata all’interno di un sito modesto (9x18 metri), la casa sfrutta i vincoli a proprio vantaggio, sviluppandosi verticalmente su tre piani inondati di luce naturale, e con una piccola terrazza in copertura, per non superare i limiti di altezza di 10 metri. Una pavimentazione permeabile a disegno geometrico copre uniformemente tutto il sito. Il volume è in posizione arretrata rispetto alla strada e si distanzia sia dalle abitazioni vicine, sia da un canale di drenaggio sul retro. Il prospetto sulla via arretra su entrambi i lati della porta d’accesso per riservare spazio a posti auto.
Moss e il capoprogetto Eric McNevin hanno analizzato i vincoli ed elaborato una...
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