Sede Faeda

Scritto da Luca Maria Francesco Fabris - 7 ottobre 2021

La sostenibilità ambientale è un faro che ci guida oramai in tutti gli aspetti della nostra vita, e guai se fosse altrimenti. Spesso però in architettura siamo abituati a guardare quest’aspetto in modo un po’ egocentrico, come se dal mero progetto scaturisse tutta l’energia necessaria per mettere in atto il processo virtuoso che impatta beneficamente su tutto quello che lo circonda e lo attraversa. Ma accade anche il contrario, ovvero che un progetto di architettura si debba integrare in un programma complesso avente come obiettivo l’attenzione massima per la sostenibilità e ne diventi il vessillo. Una bandiera ben riconoscibile, ad esempio, per attività industriali necessarie, ma poco note al grande pubblico, che passo dopo passo hanno rivisto tutte le fasi di lavorazione per soddisfare e superare i parametri legali legati alla sostenibilità. Proprio quello che è accaduto alla Faeda, una ditta vicentina di conciatura delle pelli leader nel settore a livello mondiale. Storicamente da sempre la concia è legata al problema dell’inquinamento, dovuto all’abbondante uso d’acqua e al suo riversamento in falda con pigmenti che con il tempo da naturali sono diventati sintetici. Faeda ha invertito questo processo completando un piano di sostenibilità che ha toccato e rivisto ogni fase della lavorazione del pellame, depotenziando la chimica e depurando le acque provenienti dalle lavorazioni in due impianti paralleli per poi avviarle al riciclo d’uso in fabbrica. Proprio per illustrare questo cambiamento radicale, la ditta vicentina ha inserito all’interno del suo piano di sostenibilità decennale un concorso privato d’architettura, bandito nel 2017, per la sua nuova sede. Un edificio che avrebbe dovuto parlare a tutti di attenzione all’ambiente e trasparenza.

La nuova sede della Faeda è stata progettata da 3ndy Studio, il...