Bassano del Grappa è una piccola cittadina dell’Italia nord orientale incastonata tra le prime alture che anticipano le montagne dolomitiche e la pianura veneta, posizione privilegiata per poter godere di una visuale esclusiva e ampia sul paesaggio circostante.
Già Palladio con l’imponente Villa Angarano riuscì a cogliere la duplice vocazione del territorio: agricola da una parte e paesistica dall’altra. Ancora oggi la residenza cinquecentesca è paradigma del modo di abitare questo territorio, capace di unire insieme funzionalità ed espressione simbolica, di essere al contempo villa urbana e tenuta di campagna.
Poco lontano dalla villa palladiana, si è sviluppata negli anni Sessanta del Novecento una lottizzazione di residenze unifamiliari: il tipo architettonico concepito nel Cinquecento si semplifica, perde il suo carattere esclusivo, si allontana dalla funzionalità agricola. L’apertura verso il paesaggio si perde a favore di un orizzonte più limitato e intimo, le nuove villette si moltiplicano, lo spazio aperto di pertinenza si riduce.
Il progetto di Francesco Pascali per Ca’ Gioia si inserisce tra queste due realtà, tra villa Angarano da una parte e la lottizzazione degli anni Sessanta dall’altra di cui occupa l’ultimo lotto libero. Disposta su un’area in leggera pendenza e costruita sul sedime di una precedente costruzione agricolo-residenziale, Ca’ Gioia è circondata da un terreno di circa 8.000 m2 piantumato a ulivi, ciliegi e altre essenze decorative e da frutto.
La vicinanza a villa Angarano, il sedime della preesistenza e lo straordinario paesaggio che si gode dall’area diventano le invarianti del progetto di Pascali per Ca’ Gioia. La villa palladiana con la sua iscrizione a patrimonio Unesco impone un confine normativo di inedificabilità e di confronto con la...
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