Residenza “Phase Dance”

Scritto da Luca Maria Francesco Fabris - 4 maggio 2021

Negli ultimi decenni, sulla spinta della presa di coscienza ecologica che si è diffusa nel mondo, gli alberi hanno assunto una nuova funzione totemica. Da sempre, da quando l’uomo ha memoria, i grandi alberi solitari e le dense foreste hanno fatto parte dei miti e delle religioni per la loro possanza, permanenza e soprattutto per la capacità di rappresentare in maniera semplice e completa i cicli naturali. Ora che la nostra società contemporanea occidentale si è praticamente laicizzata e abbiamo capito il limite che dobbiamo imporre ad una crescita basata solo sull’interesse economico, le grandi strutture vegetali sono diventate le cattedrali viventi di un movimento che ambisce a chiudere il cerchio, come diceva Barry Commoner, riportando il discorso evolutivo dell’umanità sulla strada maestra, abbandonando quella artificiale che l’economia di mercato ha costruito. In architettura, questo nuovo principio si è manifestato palesemente negli ultimi decenni con molte architetture contemporanee che dimostrano sempre più attenzione alla costruzione dell’ambiente e che letteralmente abbracciano queste bellissime creature antiche facendole diventare parte integrante del progetto. Ne deriva la definizione di un nuovo equilibrio tra mondo naturale e mondo artificiale, e la creazione di un paesaggio capace di evolversi e modificarsi nelle fasi del tempo che ha velocità diverse per noi umani e per gli alberi, i quali possono ambire a secoli di vita.
L’abitazione di Takeshi Hirobe appartiene a questa tipologia di progetti e unisce alla sensibilità ecologica contemporanea lo spirito della religiosità shintoista che permane ben saldo nella società giapponese. Una riverenza per la Natura e il suo corso che pone i grandi alberi come numi tutelari dell’umanità. Amici che permangono e a cui possiamo affidarci nella pochezza della nostra esistenza....