“Scuola Social Impact”

Scritto da Atelier(s) Alfonso Femia - 1 marzo 2021

Toolkit di idee per la scuola-città

Sono molte le analogie di comportamento tra i Paesi occidentali che stanno affrontando pandemia, isolamento e approccio sanitario, condivisi quasi ovunque. Una delle differenze più marcate riguarda, invece, le scelte fatte sulla scuola. Nel primo periodo di quarantena all’inizio del 2020, quasi tutti i Paesi hanno scelto di chiudere le scuole e hanno attivato la Didattica a Distanza, ove ce ne fossero le condizioni infrastrutturali e sociali. Ma dopo tre, quattro settimane quasi tutti i ragazzi europei hanno ripreso a frequentare la scuola. Problemi ce ne sono stati ovunque, particolarmente in Spagna e in Francia, ma molto impegno è stato profuso per superare gli ostacoli. È storia nota che in Italia la scuola sia rimasta totalmente inaccessibile da fine febbraio fino a giugno.

Se la rapidità e la pervasività della pandemia hanno obbligato ciascun Paese a confrontarsi con la propria fragilità, soprattutto per ciò che riguarda le politiche di welfare ed educative, è altrettanto evidente che in Italia esista un “problema scuola” che si origina molto prima e va oltre l’urgenza sanitaria.

Ogni Paese adotta strategie diverse, per quello che riguarda l’edilizia scolastica, legate alla propria cultura, alla propria geografia e identità territoriale, ma già negli anni Settanta l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico si concentrò sul tema con un Forum, un programma di ricerca che divenne poi permanente. Si era ancora nel momento della scolarizzazione di massa e l’edificio era, a tutti gli effetti, un raccoglitore di studenti. Molto rapidamente l’attenzione si spostò alla relazione tra la scuola e il territorio e alla fine degli anni Ottanta nacque, all’interno dell’OCSE, il Programme on Educational Building (PEB), per scambiare e...