Quando si pensa al Canada, la prima cosa che viene in mente è la Natura, proprio quella con la “N” maiuscola che sembra prevalere su qualunque altra componente che possa definire questo sconfinato Paese. Una Natura libera e capace di dettare ovunque le sue regole senza tempo, fatte di cicli, di bellezza e di armonia incontaminata, in una parola, di equilibrio. Lo studio Patkau Architects mette alla prova, un’altra volta, la sua capacità di intessere nuovi rapporti tra l’esistente costruito e quello che resta di un ordine naturale primigenio, presente, ma dimenticato, all’interno di tessuti urbani complessi che hanno perso la loro scala umana.
Siamo ad Edmonton, la capitale della provincia dell’Alberta, un agglomerato urbano che supera il milione di abitanti distribuiti lungo il percorso settentrionale del fiume North Saskatchewan. Questo corso d’acqua è un tipico fiume che percorre grandi pianure, descrivendo ampie anse e raccogliendo nel suo andare le acque di una miriade di torrenti che, dopo avere rimosso la fertile terra che caratterizza queste lande, hanno eroso nel tempo la roccia sottostante, creando i brevi e poco profondi canyon che ne contraddistinguono il bacino. Una caratteristica geomorfologica naturale che si è scontrata con la crescita del tessuto urbano e con le leggi della speculazione. A Edmonton, come in molte altre città canadesi, i corsi d’acqua torrentizi e i loro alvei - prima di venire protetti assumendo spesso la connotazione di aree naturali tutelate, cosa avvenuta negli ultimi 30 anni - erano considerati un ostacolo al progresso e sono stati spesso cancellati, coperti, intubati o, quando ne era troppo costosa o difficile l’alterazione, isolati dal bacino imbrifero cui appartenevano, diventando spazi di risulta all’interno di un disegno di espansione urbana modulato sulla perenne maglia quadrata che caratterizza le città...
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