Esercizi di diplomazia

Scritto da Michael Webb - 29 aprile 2019

Negli ultimi quarant’anni lo studio Moore Ruble Yudell (MRY) di Los Angeles ha ampliato la varietà dei suoi progetti, spaziando da masterplan di città e campus universitari a complessi residenziali ad ampia scala, edifici pubblici e istituzionali. La discussa progettazione dell’ambasciata americana a Berlino, completata nel 2008, è stata una delle sfide più difficili, dopo la quale lo studio è stato scelto per realizzare le ambasciate di Santo Domingo, Helsinki, L’Aia e N’Djamena - capitale del Ciad -, un consolato in Messico a Nuevo Laredo, città di confine particolarmente congestionata, e l’American Institute a Taiwan. Nell’ultimo secolo, le ambasciate si sono evolute da imponenti palazzi atti a ospitare l’ambasciatore e il suo personale a complessi burocratici multifunzionali e il loro impianto architettonico è diventato sempre più importante. Dall’esterno devono mostrare i segni e i valori dello Stato che rappresentano ed evidenziare una relazione di buona vicinanza; all’interno devono accogliere sia alti funzionari sia semplici richiedenti un permesso di soggiorno, proteggendo il personale da ogni genere di minaccia senza farlo sentire confinato. Durante i quarant’anni di Guerra Fredda, gli Stati Uniti volevano trasmettere un’immagine di apertura e libertà, opposta a quella veicolata dai complessi fortificati del blocco orientale. L’assalto all’ambasciata americana di Teheran nel 1979 - con lo staff tenuto in ostaggio per 444 giorni -, gli attacchi alle ambasciate in Kenya e Tanzania nel 1998 e l’attentato dell’11 settembre hanno finito per generare un clima di paura. Il Congresso ha stanziato grosse somme per il Dipartimento di Stato con l’obiettivo di creare luoghi sicuri per il proprio personale diplomatico. Sono state create nuove ambasciate e altre sono state riconfigurate secondo standard che...