Il Lewis Center for the Arts è un complesso di tre costruzioni tra loro intrecciate al livello interrato, alla quota del terreno e al livello superiore. Situato all’ingresso di un campus che si presenta per lo più come revival del gotico, annuncia il futuro - architettonicamente parlando - della Princeton University più di altri contributi del secolo passato, di Robert Venturi, Rafael Moneo e Juan Navarro Baldeweg che sono ormai in qualche modo datati, stilisticamente chiusi e bloccati nel loro tempo. Già nei primi lavori Steven Holl ha dichiarato la propria inclinazione e il proprio intento con il titolo del suo primo libro Intertwining (Princeton Architectural Press, 1996). Non esiste migliore introduzione a questo progetto della definizione del termine “complesso”, ossia un intreccio di elementi o parti combinati insieme in una struttura coerente. Il progetto fu impostato dieci anni fa. Fra le tante difficoltà, l’ubicazione della stazione ferroviaria che oggi funge da soglia al Lewis Center, a sua volta anticipazione e porta d’accesso al campus. È difficile sovrastimare l’importanza di questo progetto, composto essenzialmente da tre edifici cubici e una torre a pianta circolare concepita come perno di connessione tra i due corpi che ospitano Danza e Arti performative. Il terzo fabbricato, entrando sulla destra, è dedicato alla Nuova Musica. Holl ha tratto spesso ispirazione per i suoi progetti dall’architettonica della musica, come per la Stretto House di Dallas (1992) e gli uffici Sarphatistraat di Amsterdam (2000) per esempio, e questo progetto rappresenta l’apice della sua sensibilità. Il compositore Raphael Mostel ha visto trasposte «in questo magnifico intervento di Steven Holl le idee musicali di Morton Feldman ovunque e non solo nei tappeti dell’edificio della Nuova Musica che riproducono le notazioni grafiche dei primi lavori di Feldman. L’architettura di Steven incarna lo spirito delle ultime composizioni di Feldman, mistiche e dai tempi...
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