Il tema delle aree dismesse è centrale nell’attuale dibattito sulla città contemporanea. Queste aree, spesso conseguenza dell’evoluzione industriale e dell’avvento della crisi da “fine del lavoro” di rifkiniana memoria, le troviamo all’interno di qualunque tessuto urbano del mondo occidentale e, per certi versi, sono una componente territoriale cui ormai ci siamo abituati. Aree che normalmente intendiamo come la zona oscura della città, una porzione di territorio in bilico tra desolazione e attesa. Attesa di un riscatto che può avvenire solo attraverso un adeguato processo di riprogettazione e riprogrammazione del territorio che sappia leggere queste aree come una potenzialità per la comunità locale. Questo progetto di Andrea Oliva a Fidenza, in provincia di Parma, rientra in questo quadro e all’interno di questo va letto e interpretato. La centrale di cogenerazione si sviluppa al centro di una vasta area dismessa sulla quale hanno operato per oltre 70 anni industrie chimiche di importanza nazionale, tutte chiuse da tempo. Questo polo chimico, per necessità logistiche, si era sviluppato a nord dello scalo ferroviario fidentino, creando una specie di raddoppio industriale della città storica, che - una volta dismesso - ha lasciato come eredità ettari di terreno contaminato da bonificare. Grazie a un piano nazionale partito nel 1981, quest’area è stata sottoposta a importanti interventi di messa in sicurezza che ne hanno permesso il recupero ambientale. Attraverso queste fasi, il Comune di Fidenza ha potuto reinserire nel tessuto vivo della città questi 10 ettari di territorio, che oramai si trovano incastonati nello sviluppo urbano recente della città, per restituirli all’uso collettivo e a quello produttivo. La nuova vita della zona, ancor oggi contraddistinta per un’ottima accessibilità logistica, è coincisa con la sua trasformazione in luogo di pregio dove inserire edifici per attività terziare, ricerca tecnologica e altre produzioni di eccellenza legate al...
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Rahul Mehrotra
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