Se ancora qualcuno non se ne fosse accorto, è il momento del Cile e dei suoi architetti. Così diversi fra loro per risultati eppure così simili per approccio da formare una vera e propria scuola di pensiero, intrigante e decisamente stimolante. E incredibilmente trendy. Perché la maggior parte di loro dimostra d’essere capace di elaborare la lezione europea degli ultimi cento anni con uno spirito libero e assolutamente ineffabile. Insomma, sono fra i pochi che possono prendere i dettami del Moderno che hanno decretato gli standard che hanno fatto la storia dell’architettura mondiale contemporanea, farli propri e farne cosa nuova. In questo panorama brilla la stella di Smiljan Radić, architetto di Santiago del Cile, divenuto mondialmente famoso nel 2014 quando ha realizzato per i Kensington Gardens di Hyde Park il padiglione temporaneo per la Serpentine Gallery, chiamato dai curatori Julia Peyton-Jones e Hans-Ulrich Obrist che avevano visto i suoi lavori alla Biennale di Venezia del 2010. Questo podio improvviso ha acceso i riflettori su un professionista schivo, la cui fama era confinata all’interno dei confini del lungo Stato andino. Perché Radić, quasi incredibile a dirsi in questo mondo globalizzato e assolutamente social ed interconnesso, è perfettamente “disconnesso”. Tuttora l’architetto cileno non ha un proprio sito su internet e quello che si trova in rete è stato “riportato”, quindi esposto sempre ad una lettura critica e ad una selezione. Potrebbe sembrare il massimo della snobbery, ma leggendo le interviste che Radić ha rilasciato in varie occasioni si capisce quanto egli intenda il suo lavoro come un prodotto artigianale, fatto di meticolosa ricerca e conoscenza dei materiali, di giustapposizione fra le forze per ottenere una perfetta “im-perfezione”. Radić infatti rivendica la necessità di un’azione manuale diretta sul progetto...
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