Nicola Leonardi: Molti sono i temi che legano il settore automotive all’architettura, al design e all’urbanistica, tra cui come rivolgersi alla società e come immaginare il futuro delle nostre città in termini di comfort e risparmio energetico. Dall’alto della sua straordinaria carriera, prima in Rolls-Royce, Bugatti, Bentley e ora in Volvo, come valuta questo legame tra i due mondi?
Robin Page: È stato molto interessante lavorare nel settore delle auto di lusso e capire come dare vita a un design dalle forme esclusive e incisive. Per me è stato un passo importante entrare in Volvo, un brand che sta vivendo un cambiamento di grande rilievo. Come designer, infatti, è sempre stimolante trovarsi in una realtà che cambia molto rapidamente, avendo al contempo una visione ben precisa e una fortissima spinta per attuarla. È un aspetto che ha inciso molto nella mia decisione di fare parte dell’azienda. Inoltre ora vivo in Svezia, paese che mi ha da sempre affascinato e che stimo in termini di progettazione e di filosofia di design. Vivere in Svezia mi permette di aggiungere quel “tocco scandinavo” mai sfruttato a pieno in Volvo, ricollegandomi e ispirandomi al linguaggio dell’architettura e del design locali.
N.L.: Faccio un breve passo indietro, prendendo in considerazione il suo background come head of design di case automobilistiche di lusso che sono arrivate a un livello di eccellenza e hanno vissuto il passaggio dal processo artigianale a quello di piena industrializzazione. In che modo la tradizionale maestria artigianale di Volvo ha indirizzato la sua produzione?
R.P.: È una fase che ha gestito il design director di Volvo, Thomas Ingenlath. In precedenza avevo già lavorato con lui sia in Volkswagen, quando era a capo del Centro di design avanzato, sia in Bugatti, seppur per un breve periodo....
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