Con oltre 1,1 milioni di metri quadrati di territorio espositivo, Expo Milano 2015 si è presentata come mostra delle più recenti tecnologie per combattere paradossi e squilibri legati alla gestione delle risorse energetiche e alimentari del mondo contemporaneo, in grado di offrire al contempo la possibilità di scoprire le eccellenze della tradizione agroalimentare e gastronomica di ogni Paese.
Sulle due vie principali che guidano il visitatore attraverso il sito espositivo, Cardo e Decumano, riparate da tensostrutture a doppio effetto disegnate e sviluppate dallo Studio Tecnico Majowiecki su indicazioni concettuali dell’ufficio di Piano di Expo 2015, affacciano i padiglioni dei paesi partecipanti; le architetture hanno così una ulteriore, importante responsabilità: quella di incuriosire i passanti, invitandoli a entrare.
Può essere la rappresentazione delle specificità del territorio a ispirare l’architettura dei padiglioni, come nel caso, esemplare, degli Emirati Arabi Uniti, per cui Foster + Partners ha progettato una struttura in calcestruzzo rinforzato in fibra di vetro alta 12 metri, che richiama le dune del deserto e al cui interno i sentieri rimandano alle strette vie pedonali delle antiche città di quest’area.
Altri sono nati dalla volontà di interpretare il tema dell’esposizione a livello architettonico; così lo studio Atsushi Kitagawara Architects progetta la facciata del padiglione giapponese applicando le tradizionali tecniche costruttive dell’architettura biosostenibile, in particolare il metodo di tensione compressiva in cui i singoli elementi vengono tenuti insieme con sistemi di aggancio e giuntura. Anche il padiglione cinese, progettato da Studio Link-Arc, fa riferimento all’architettura locale nella copertura in foglie di bambù, che richiama i tradizionali tetti in coppi, e al rapporto tra...
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Contesto versus stravaganza
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