Realizzare un nuovo edificio accanto a un capolavoro riconosciuto e celebrato è impresa rara e al contempo ardua. La Glasgow School of Art, progettata e realizzata da Charles Rennie Mackintosh un secolo fa, non ha mai smesso di affascinare e attirare visitatori, sebbene all’inizio non avesse ricevuto plausi su scala universale, anzi. Ciò che è nuovo e originale è destinato a suscitare scetticismo e a provocare scalpore e perplessità. Tenendo conto delle inevitabili differenze, quanto era allora autentico in Mackintosh lo è ora in Holl.
Il nuovo intervento, contraddistinto da ritegno e rispetto per l’edificio del passato, è già stato etichettato come privo di carattere e di bellezza. Al contrario, una delle sue maggiori virtù è l’ossequio con cui si pone verso la vecchia signora che sta al suo fianco. Mackintosh e Holl condividono peraltro l’amore per l’acquerello, predilezione radicata nell’abilità sia di reagire a luce e atmosfera, sia di trarre ispirazione dalla natura e dalle sue forme. L’incarico affidato all’architetto americano, vincitore di un concorso internazionale, prevedeva l’ampliamento della Scuola con l’addizione di una nuova ala, il Reid Building, parallela all’architettura iniziale. Una sfida elettrizzante. Steven Holl, Chris McVoy e l’intero team concordavano che non sarebbe stato sufficiente avvalersi di metodi convenzionali. Dovevano allontanarsi dall’idea di competere con la struttura preesistente, nessuna mimesi avrebbe soddisfatto la committenza. Era necessaria una risposta assoluta, calibrata con perizia. Nel complesso originario, la prima cosa che si percepisce è quanto l’approccio di Mackintosh sia stato influenzato dalla luce naturale del Nord, che a Glasgow ha una qualità distintiva.
Se la prima architettura ha uno spesso rivestimento in pietra, la nuova...
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