Gli olandesi, maestri dell’innovazione, hanno la progettazione nel DNA. Per secoli questo paese si è distinto per gli scambi commerciali, l’amore per l’arte e la maestria nel “rubare” terra al mare. La presenza lungo i canali storici di abitazioni a loro tempo rivoluzionarie è un segno dell’indole dei suoi architetti, alla costante ricerca di nuove soluzioni per vivere sull’acqua, riproponendo le preesistenze e facendo della buona progettazione una componente della vita di tutti i giorni. Molte firme di prestigio, tra cui OMA, MVRDV e UNStudio, hanno sedi a livello internazionale e i loro vertici passano molto tempo all’estero. Altri, duramente colpiti dalla recessione, si sono ripresi e continuano a dedicarsi a progetti nazionali. Una nuova Amsterdam abbraccia il centro storico, moderne torri hanno ridisegnato lo skyline del porto a Rotterdam, anche le città più piccole offrono terreno fertile a progetti audaci. Da queste premesse, gli architetti che operano in contesti meno favorevoli potrebbero immaginare uno scenario elettrizzante, ma le cose non stanno esattamente così. “Ad Amsterdam, dove la totalità del suolo è di proprietà pubblica, ci è ancora richiesto un approccio moderno ed essenziale, che tuttavia i developer mettono in discussione” afferma Felix Claus. “Le altre città, invece, si sono poste sul mercato, arrendendosi a stili che rievocano il passato”. L’architettura, travolta dalla privatizzazione, si trova a essere subordinata al gusto dei developer, mentre la dimensione umana e l’armonia estetica delle città olandesi sono lentamente intaccate da piani commerciali sterili e masterplan figli di una progettazione povera.
Insiste Ben van Berkel: “È impossibile realizzare un progetto pubblico senza assecondare le richieste dei cittadini. Chi non si assoggetta, è...
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