Villa Cobogó è un edificio-oasi nel tessuto urbano di San Paolo: una residenza progettata sulla luce e le infinite variazioni luminose, sull’integrazione degli spazi abitativi nella mediazione fluida fra interno ed esterno. Il progetto di Marcio Kogan procede per volumi semplici, due corpi ortogonali fra loro, l’uno a tre piani, l’altro ad un solo livello; la distribuzione verticale si trova all’intersezione fra i due volumi. L’architettura si compone di spazi aperti e liberi, per una multiforme combinazione percettiva e di abitabilità, concretizzando nello stesso tempo sostenibilità ed efficienza energetica ad ampio respiro nell’edificio e nel giardino. Ridurre i consumi d’acqua ed energia, razionalizzare la planimetria, installare fonti d’energia rinnovabile, risolvere esigenze climatiche con mezzi architettonici. Villa Cobogó compone relazioni immediate, fra gli spazi di soggiorno a piano terreno e il giardino, che contiene un piccolo bacino d’acqua e vegetazione, con il maestoso albero di jabuticabeira, simbolo per l’edificio. L’affaccio sul giardino instaura un “limite” permeabile multiforme nelle pareti delle due grandi sale, le cui funzioni s’incrociano, per soggiorno, pranzo, conversazione, lettura, visioni multimediali. Vetrate a tutt’altezza, modulari, raggruppabili e interne al filo della facciata si allungano sul lato del corpo pluripiano, separando con lievità il soggiorno dalla veranda laterale e dal giardino; sull’altro lato, le vetrate sono protette da schermi in legno scorrevoli a libro, che intrecciano un fine disegno traforato. Filtrare la luce, indurre mutazioni percettive per gli interni, delineare spazi che si possono modificare, lungo il giorno, la notte, le stagioni, con il controllo della luminosità. Variabili trasparenze per costruire la mutevolezza degli spazi interni, modernizzando il concetto di moucharabieh; gli schermi lignei traforati si distendono anche sul prospetto del piano intermedio, che accoglie la zona notte, in contrasto...
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