Su un’ansa del fiume Calder, lambito dall’acqua sui due lati, sorge il museo Hepworth Wakefield, ben visibile da qualunque prospettiva. Un luogo, benché area protetta, per molti anni difficile da raggiungere e abbandonato al degrado, che rende la vista del nuovo museo con le sue facciate in calcestruzzo ancora più sorprendente. “Non c’è fronte né retro: siamo stati molto attenti ad evitarlo”, così Chipperfield descrive l’edificio composto da dieci blocchi trapezoidali di dimensioni diverse, distinti ma collegati tra loro, le cui sale presentano le opere della scultrice Barbara Hepworth, nata nello Yorkshire, un’esposizione di lavori su carta del XVIII e XIX secolo e, in uno spazio di 650 m2, mostre temporanee di opere multimediali contemporanee. Gli effetti tattili e scultorei delle facciate e l’assemblaggio di corpi geometrici rispecchiano le forme possenti delle opere della Hepworth. Chipperfield non ama la sequenza di sale espositive e ha quindi progettato una serie di spazi ben definiti per questo museo che rappresenta, dai tempi dell’apertura nel 1968 a Londra della Hayward a Southbank, la galleria d’arte più ampia costruita nel Regno Unito. L’estensione degli spazi è piuttosto grande (5.000 m2) e l’architetto ha voluto confrontarsi con la progettazione di “volumi frammentati, una sequenza di corpi collegati, piuttosto che con un’unica grande costruzione che tenti di mimetizzarsi”. Questa soluzione conferisce al museo un carattere peculiare, con i singoli blocchi che rompono l’unità dei prospetti, fino alla porta di servizio sul retro che diventa elemento integrante della forma plastica dell’edificio. La struttura in calcestruzzo gettato in opera conferisce all’edificio un carattere monolitico; la facciata portante, realizzata con una tecnica innovativa, è posta sul lato che fronteggia la chiusa, in parte nell’acqua. Le finestre sono a filo facciata per evitare rientranze che interrompano le linee dell’edificio, enfatizzando così la coerenza delle...
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