Oggi due direzioni sembrano particolarmente promettenti per l’architettura italiana. La prima punta all’umanizzazione della tecnologia seguendo la lezione di Mario Cucinella che la ha, a sua volta, sviluppata attraverso il suo apprendistato con Renzo Piano. La seconda lavora sulla valorizzazione dei materiali e il recupero delle loro qualità specifiche ma attraverso l’occhio dell’artista più che di quello dello scienziato, e deriva dall’enorme influsso che ha avuto nel nostro Paese la lezione di Herzog & de Meuron.
Come sintetizzare entrambe le direzioni, riconducendole ad una ricerca insieme unitaria e originale? È questa la domanda che si è posto Enrico Iascone nei suoi recenti progetti; tra questi una casa nel bosco recentemente realizzata nei dintorni di Bologna.
Protagonisti sono la scelta dei materiali, la semplicità costruttiva, il gioco dei colori e della luce, il realismo. La costruzione, che si trova all’interno di una proprietà più grande, è stata commissionata con l’obiettivo di aggiungere alla villa padronale una dépendance per gli ospiti utile anche per incontrare gli amici e far giocare i bambini. La cubatura è stata ricavata dalla demolizione di un magazzino per gli attrezzi preesistente, del quale - per quelle incredibili prescrizioni che sono capaci di inventarsi gli estensori dei regolamenti edilizi comunali - occorreva mantenere la sagoma. Obbligo che viene di fatto bypassato accettando il diktat nella forma ma privando, nella sostanza, la nuova costruzione di quella rusticità che, invece, avrebbe reso intollerabile il recupero. Inoltre, attraverso una abile sistemazione del terreno e delle finestre, viene valorizzato il piano interrato che può così essere adibito a zona notte. Così, nonostante le dimensioni ridotte e la sagoma imposta, la costruzione è messa in condizione di rispondere adeguatamente alle nuove funzioni richieste. A caratterizzarla sul piano formale provvede la scelta del rivestimento: pannelli in legno...
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