L’Unicità nella Molteplicità, o l’Unità nella Pluralità: è un’aspirazione che da molto tempo appassiona la cultura architettonica. Per la precisione, è uno slogan pronunciato dall’architetto olandese H.P. Berlage un secolo fa. Tuttavia, questa ambizione si ritrova oggi nel lavoro sperimentale di Thom Mayne e del suo studio, Morphosis, con sede a Los Angeles. Già negli anni ’80 i suoi primi progetti come la Crawford House a Santa Barbara, combinano una molteplicità di elementi in vista, letteralmente le viti e i bulloni della costruzione, con distorsioni formali, tettoniche. I progetti di Morphosis hanno la tendenza a combinare insieme elementi formali e contesto. Il nuovo diafano colosso al numero 41 di Cooper Square a New York evoca al tempo stesso i concetti di astrazione ma anche di materialità creando una molteplicità di spazi all’interno di un unico insieme. Il primo edificio progettato da Morphosis a New York occupa uno spazio insolito, un intero isolato di Manhattan, fra la East 6th e la East 7th Street, con una sezione trasversale sorprendentemente sottile, di fronte ad una chiesa ortodossa ucraina ad est e alla triangolare Cooper Square ad ovest dove la Bowery, in diagonale, punta verso nord e verso la facciata neoclassica del Foundation Building. La piazza allungata, un pò un giardino urbano trascurato, si identifica per la statua di Peter Cooper, fondatore della Cooper Union for the Advancement of Science and Art. Il 41 di Cooper Square trae vantaggio dal suo contesto, ammaliando gli studenti che frequentano l’edificio della Fondazione e attirandoli nella nuova struttura di nove piani attraverso un vuoto scultoreo: un atrio pubblico iperbolico che si apre in senso orizzontale e verticale offre una sorprendente serie di scorci sulla piazza, sulla chiesa, sui tetti del quartiere e orienta i visitatori nella loro posizione all’interno della città. Il progetto può essere interpretato come un monolite eroso da un vuoto irregolare - le scale aperte al pubblico...
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