Stefano Casciani - Cominciamo con qualcosa di difficile, il nuovo Palazzo dei Congressi di Roma all’EUR. Iniziato ormai nel 2002, non ti sembra sia il progetto più travagliato della tua carriera?
Massimiliano Fuksas - Adesso lo è meno: è l’unico progetto, grazie anche molto al sostegno del Sindaco Veltroni, che, almeno per una parte dei finanziamenti che ancora servivano, è stato considerato nella Legge Finanziaria approvata a dicembre. Comunque già da tempo il cantiere è stato recuperato da un’impresa che in tre anni non aveva fatto praticamente niente.
S.C. - L’oggetto architettonico è risolto definitivamente?
M.F. - L’oggetto è sempre stato risolto. Il progetto c’è sempre stato, come lo vedi e lo hai sempre visto: l’unica cosa che abbiamo cambiato è l’albergo, non è più un progetto sperimentale ma rientra in una logica più convenzionale. Ha comunque un valore molto elevato, nell’ordine di decine di milioni di euro.
S.C. - Perché secondo te un progetto tanto necessario per una città come Roma ha una vicenda così complicata e lunga?
M.F. - E’ complicata perché è la tipica vicenda italiana di un’opera pubblica. Invece la nuova Fiera di Milano a Rho Pero è un’opera privata. Ecco perché possiamo dire che è un esempio virtuoso, anche per l’Europa: siamo riusciti a costruirla praticamente in due anni, come il Centro Sviluppo Prodotto Ferrari, un’altra opera privata. Quando invece devi affrontare un’opera pubblica, la questione si complica, soprattutto per la presenza di una burocrazia fortissima, pervasiva e compulsiva.
E quando si ha una burocrazia che invece di essere funzionale allo Stato è fine solo a se stessa, questa diventa un nonsense, surreale: perché non ha altra ragione di essere, se non di sopravvivere a se stessa.
S.C. - Questo spiega tutti gli ostacoli a...
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