L’architettura è un cristallo, per Gio Ponti, una forma definita e conclusa, come un’opera d’arte che non si può perfezionare. In quest’idea di purezza cristallina, si introduce un rapporto fra architettura e struttura per definire ciò che deve essere visibile, in cui l’uso inventivo di materiali e tecniche risolverà le necessità di costruzione e durata. Architettura e struttura si possono identificare: secondo Gio Ponti il grattacielo Pirelli (1956-1960) è un esempio, un edificio divenuto uno dei simboli di Milano. Ponti coordina il progetto, con Rosselli e Fornaroli, lo studio Valtolina e Dell’Orto, con Nervi e Danusso per le strutture.
L’architettura del grattacielo mostra i principi di leggerezza, aspirazione alla durata, unione di tecnica e forma, rappresentatività, progetto della visione notturna, che Ponti ribadisce con chiarezza. L’edificio condensa idee ed esprime una concezione unitaria e definitiva: la copertura è conclusa con una vela, tessere di ceramica ricoprono le strutture a vista, le vetrate continue su profili in alluminio sono un’invenzione tecnica e formale, le grandi luci libere in pianta propongono moduli spaziali e orientano la struttura portante su due coppie di setti trasversali centrali e, ai lati, sui quattro setti obliqui a vista. Nel grattacielo, dal 1978 sede della Regione Lombardia, si susseguono adattamenti. Il 18 aprile 2002, un piccolo aereo si schianta fra il 26° e 27° piano, procurando vittime, infliggendo gravi danni alle strutture portanti, distruggendo le pareti vetrate. Per il recupero, si scartano semplicistiche sostituzioni di travi e pesanti modifiche alle facciate. Prevale l’esigenza di conservare materiali e concetti progettuali, imponendo la necessità di restaurare un’architettura moderna.
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