Kurt Forster, curatore di Metamorph, la 9. Mostra Internazionale di Architettura de La Biennale di Venezia di quest’anno, descrive il proprio progetto come un panorama su una nuova era dell’architettura. Un elenco ricco di direzioni tematiche, con numerose piccole “curiosità” lungo il percorso e più esposizioni nazionali rispetto al passato, come quelle molto belle della Spagna, dell’Estonia, del Belgio, della Germania, dell’Olanda e del nostro stesso padiglione britannico. Metamorph, di tanto in tanto dimostrando tratti antropologici pronunciati, è risultata quasi una grande “abbuffata”, con molto da digerire, sebbene abbia suscitato molte critiche l’assenza di Rem Koolhaas e di Herzog & de Meuron.
Mi ha fatto pensare che nell’Arsenale vi fosse quel banchetto architettonico, che il capitalismo globale ha reso allo stesso tempo possibile ed irrealisticamente desiderabile, presentato però apoliticamente, senza considerare i contesti culturali e sociali dei relativi contenitori geografici. Inoltre, si sarebbero potuti interrogare più in profondità gli architetti invitati su questi argomenti, così che il medesimo linguaggio sarebbe emerso ancora nelle relazioni di progetto. Forse rapide e ben condotte interviste video agli architetti in loco avrebbero rivelato le differenze d’espressione allo stesso modo del linguaggio progettuale, e si sarebbe presentata una sequenza comunicativa più differenziata rispetto alle pareti densamente delineate d’immaginario ad entrambi i lati delle strutture espositive orizzontali a ‘gondola’ che ospitavano i modelli.
Le cinque sezioni tematiche di Forster attraverso questa nuova era hanno offerto Iper-progetti, Superfici, Topografia, Atmosfera e Trasformazioni con l’ausilio dello scenografico progetto di allestimento di Asymptote, strutture fluttuanti all’interno degli spazi a grande scala dell’Arsenale. Iper-progetti consisteva in una fugace serie di immagini relativa ai progetti d’ibridazione urbana, la proposta...
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