Alessandra Orlandoni - Frequenti l’Architectural Association e successivamente lavori per Cedric Price, scomparso nel 2003, noto per l’influenza avuta su Norman Foster e Richard Rogers. Cominci la tua carriera a Londra negli anni ’70. Cosa ricordi di quel periodo?
William Alsop - Ricordo molte cose! Mi iscrissi all’A.A. nel 1968: lì insegnavano Peter Cook e gli Archigram e quello era il luogo da frequentare. Cedric aveva l’ufficio dietro l’angolo ed era spesso da quelle parti e l’A.A. era un luogo vitale, con un programma aperto sulle potenzialità dell’architettura, molto più di quanto accadesse in qualsiasi altra scuola inglese o forse del mondo. Sono passati tre anni prima che io progettassi un edificio perché gli edifici non avevano molto a che fare con i nostri interessi: non sapevamo che farcene dell’architettura in sé, ci annoiava; eravamo interessati al sistema sociale e all’arte e solo di riflesso agli edifici. Sognavamo di cambiare la società e l’architettura non serviva la nostra causa; e Cedric Price, per il quale più tardi ho lavorato, era un uomo molto importante, una sorta di coscienza collettiva che ricordava agli architetti che erano semplicemente decoratori o designer e non andavano al nocciolo delle questioni.
A Londra all’inizio degli anni ’70 si sentiva ancora l’eco degli anni ’60: era un luogo entusiasmante. Verso il 1975 l’economia peggiorò provocando uno stato di insofferenza nella gente e fu allora che cominciò la mia visione personale dell’architettura. Quando nel 1984 il Principe Carlo fece il suo famoso discorso in occasione del 150° anniversario del Royal Institute of British Architects il mondo dell’architettura e della cultura in generale fecero improvvisamente un passo indietro, dal mio punto di vista.
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