L’arte contemporanea sembra porre al centro di molte delle nuove ricerche il concetto di spazio. Lo dimostra l’ultima Biennale di Venezia, dove artisti provenienti da paesi e contesti diversi hanno analizzato e ristrutturato, ognuno con la propria impronta artistica, gli spazi espositivi loro assegnati. In Ritardi e Rivoluzioni, mostra curata da Francesco Bonami e Daniel Birnbaum, lo spazio è manipolato e trasformato da due figure chiave di questo filone artistico: Dan Graham e Jonas Dahlberg. Dell’americano Graham è in mostra Opposing mirrors and video monitors on time delay, un’importante installazione del 1974 incentrata sull’auto-riflessione, sulla consapevolezza corporea e sul ritardo percettivo. Due telecamere a circuito chiuso riprendono e proiettano, con uno scarto temporale, l’immagine del visitatore, complicando la comprensione del processo attraverso un gioco di specchi. Lo svedese Jonas Dahlberg, invece, ci presenta Untitled (Vertical Sliding), un’installazione video del 2001 che invita lo spettatore alla scoperta di un appartamento attraverso immagini in bianco e nero che insolitamente scorrono dall’alto verso il basso.
Il lavoro spaziale dell’artista messicano Gabriel Orozco si chiama Ombra tra cerchi d’acqua. E’ una grande scultura ambientale ricavata nello spazio di una struttura pre-esistente ed è contemporaneamente oggetto e mezzo espressivo: “ Ero affascinato dallo splendido patio di Carlo Scarpa del 1952 come spazio per ospitare sculture e l’ho ruotato di 90° permettendo questo confronto….Ho deciso poi di studiarlo e di trasportarlo all’interno nel mondo dell’arte. Ho quindi spostato una cosa dal mondo reale facendone un’opera d’arte, all’interno il patio diventa un modellino. Il lavoro mette quindi in contatto il dentro e il fuori. Il patio di Scarpa è esso stesso un’opera d’arte, ma, corroso e sporcato dal tempo e dall’inquinamento, si è trasformato, mentre la mia versione all’interno è pura ed immacolata.”
La mostra Il...
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