L'intervento presso i Musei Civici di Santa Caterina di Treviso è stato realizzato in tre diversi stralci aventi un unico obiettivo generale: rigenerare una grande parte del complesso museale ed adeguarlo a standards allestitivi, di sicurezza e di climatizzazione di alto livello prestazionale, per creare degli spazi dedicati alle mostre temporanee.
Il complesso di Santa Caterina è costituito dall'aggregazione della Chiesa di Santa Caterina, di epoca Trecentesca e di stile gotico, con l'antico Convento attraverso i chiostri “grande” e “piccolo”, architetture della metà del Cinquecento.
In seguito a successivi interventi è stata realizzata una sala interrata, detta “Ipogea” di 450 m2, collocata sotto il chiostro “grande” e dedicata a conferenze e altre attività.
La mission trasversale dei vari steps del progetto è stata quella di operare sulle problematiche costruttivo-strutturali e, soprattutto, rendere chiare le aree funzionali del com-plesso, ridefinire i percorsi museali e creare degli spazi dedicati agli eventi temporanei, anche di valore internazionale.
L'edificio presentava diverse criticità come infiltrazioni, cedimenti strutturali delle coperture, fessurazioni della muratura, umidità e climatizzazione non controllate, servizi di accoglienza non sufficienti per l'aumento di affluenza dei visitatori.
Il primo stralcio di intervento ha interessato le aree servizi, tre sale della Pinacoteca e le due sale della ala nord del Museo, dette Ex Scuderie.
Nello specifico sono stati collocati lungo un percorso sequenziale che si sviluppa attorno al chiostro “piccolo” i servizi di accoglienza: biglietteria, bookshop, guardaroba ed audioguide.
Gli interventi strutturali sono stati eseguiti sulle coperture delle sale al piano primo, con consolidamento delle capriate lignee, pulitura e trattamento di tutta la struttura lignea di copertura, compreso il rifacimento del manto di copertura esterno delle Ex Scuderie.
Le opere architettonico-allestitive hanno permesso di realizzare degli ambienti nuovi, ma allo stesso tempo rispettosi dei caratteri storici dell'edificio: è stata riportata a vista la struttura lignea di copertura di alcune sale, sono state valorizzate alcune porzioni di muratura di pregio prima completamente nascoste, sia affrescate che in mattoni faccia vi-sta, è stata restaurata la galleria voltata centrale della pinacoteca con intervento sulle fessurazioni dell'intonaco e progettazione dell'illuminazione, in precedenza inesistente.
Le pareti allestitive sono state concepite come involucro perimetrale neutro, adattabile alle più svariate esigenze espositive, grazie anche alla presenza di un sistema illumino-tecnico nuovo con binari a scomparsa e faretti a Led, dotati di Tecnologia Dali. Le sale sono pensate come “scatole nella scatola”, tra loro intercluse, fisicamente compartimentate per preservare il controllo climatico e della sicurezza, pur protagoniste di un percorso fluido all'interno della complessità architettonica del luogo.
Lo stesso approccio di intervento è stato adottato nel secondo stralcio di lavori, che ha interessato la rimanente parte del piano primo, la Pinacoteca. Sono state ristrutturate ed allestite ulteriori sei sale espositive che unitamente alle sale del precedente intervento, nel 2016/2017 hanno ospitato la mostra “Storie dell'Impressionismo” organizzata da Linea d'ombra.
Il terzo stralcio di lavori ha interessato la sala Ipogea.
L'obiettivo dell'intervento era di eliminare una costante infiltrazione d'acqua proveniente dalla platea di controterra e dalle pareti perimetrali in calcestruzzo, probabilmente mal eseguite e mal connesse con il costruito esistente. La realizzazione di questa parte di intervento, eseguita in soli otto mesi, ha visto il susseguirsi delle seguenti fasi: demolizione dell'esistente fino a raggiungere la struttura grezza in calcestruzzo ( setti e platea ), opera di impermeabilizzazione totale della superficie ripulita e ripristino delle finiture con la realizzazione di nuovo piano di calpestio su vespaio areato, nuove contropareti ispezionabili, nuovo soffitto e nuova pavimentazione in resina su sala e connessioni con la stessa.
Il soffitto della sala risulta essere l'elemento architettonico caratterizzante l'architettura dell'intervento; si tratta di un elemento tecnico che segue l'andamento delle travature esistenti della copertura, impossibili da mantenere a vista per problematiche di comfort climatico. Esso assume una geometria propria, la quale scandisce ritmicamente la grande superficie della sala; come delle vele che si inclinano e dialogano con lo spazio. Le cuspidi create nel soffitto ospitano le parti tecnologiche del progetto: i binari che ospitano i corpi illuminanti, le telecamere, la sensoristica accessoria gli impianti e la ca-bina proiezione. In questa, come in tutte le altre sale, sono stati realizzati dei nuovi impianti di climatizzazione ad aria di tipo close-control, con controllo puntuale di tempera-tura ed umidità delle sale espositive, e con essi anche un nuovo impianto di rilevazione fumi e Tvcc.
Le contropareti sono il secondo grande tema dell'intervento, esse lasciano spazio ad un retro percorribile, pensato come vano tecnico ispezionabile per il monitoraggio di impianti e struttura perimetrale. La sala ipogea presenta due corpi scale che la collegano al museo ed un terzo corpo scale che la collega con il chiostro “grande”, anch'essi ristrutturati e resi adeguati alla nuova funzione espositiva della sala. A completamento del progetto, vogliamo citare il volume architettonico realizzato in prossimità dell'accesso esterno della sala ipogea: un involucro in metallo corten che diventa anche portale di accesso.
La facciata è stata realizzata con delle fasce modulari accostate a creare un ritmo preciso, su di essa si innestano il portale principale ed una porta di servizio. L'intervento ha un concept minimalista, basato sul concept di corte giardino, e dialoga in armonia con il contesto che lo circonda.
Credits
Treviso
Italia
Comune di Treviso
02/2018
3000 mq
Edoardo Gherardi
Annachiara Marcon, Nicola Frigo, Massimiliano Toniolo, Marco Gennaro, Dario Fernandez
Veneziana Restauri Costruzioni, Polese s.p.a
Erco Lighting, Dimensione progetto S.N.C., Venice Plan Ingegneria
Veneziana Restauri Costruzioni, Polese s.p.a, Erco Lighting
Marco Zanta, Gherardiarchitetti
Curriculum
Edoardo Gherardi è nato nel 1973 e si è laureato con lode nel 1999 presso lo IUAV di Venezia. Ha fondato Gherardiarchitetti nel 2000 a Treviso e Castelfranco Veneto (Italia).
Ha vinto il terzo premio al concorso internazionale Young & Design nel 2006 e nel 2007, l’Iconic Awards nel 2017 e il German Design Award nel 2018. È stato selezionato per il Premio Compasso d’Oro nel 2018. È art director di diverse aziende nel mondo del mobile.
L’ufficio opera in molti settori: urbanistica, progettazione architettonica, interior, design del prodotto e navale. Ha seguito l’allestimento delle principali mostre d’arte in Italia e attualmente segue oltre 80 progetti in Svizzera, Medio ed Estremo Oriente e in tutto il mondo.
La molteplicità dei progetti è seguita con lo stesso approccio, che si tratti di piccole o grandi dimensioni: attenzione ai dettagli, qualità ambientale, qualità architettonica, a partire dalle forme del paesaggio, dalla storia e dalle pratiche sociali.