Where together, everyone achieves more: lavorando insieme nello stesso posto, tutti raggiungono risultati migliori. È seguendo questo principio che lo studio Woods Bagot ha progettato gli headquarter di ABN Group a Leederville, un sobborgo nell'area metropolitana di Perth, in Australia. Il gruppo, che da 40 anni è attivo nei settori edile, immobiliare e finanziario, ha spostato la sua sede in un edificio in grado di accogliere 800 dipendenti, che riunisce sotto un unico tetto le varie divisioni aziendali, con una superficie totale di 8.800 m2. I nuovi headquarter di ABN Group sono pervasi da quell’atmosfera di familiarità e accoglienza che da sempre fa parte dell’identità della società.
I primi due piani della struttura sono dedicati ai clienti, con uno spazio a piano terra denominato Home Collective, dove è possibile pianificare l’acquisto o la costruzione della propria casa. I livelli dal secondo al quinto sono invece riservati al personale. Gli ambienti di lavoro sono disegnati con un layout flessibile, in cui ciascuno può scegliere la sistemazione più adatta alla sua tipologia di attività, e dispongono di strumenti audio e video integrati. Accanto agli open space, sono presenti sale riunioni e altri ambienti pensati per seminari e corsi di formazione, oltre ad ampi spazi comuni e zone ristoro, con una terrazza esterna all’ultimo piano. Qui si trova un’area chiamata Staff Super Hub, dotata di una grande cucina e di uno spazio per i momenti di pausa, che può essere riconfigurato per ospitare eventi organizzati per i clienti. Il disegno degli interni mira a creare un ambiente aperto e confortevole, attraverso strategie progettuali come l’utilizzo prevalente del legno, materiale caldo per eccellenza, l’inserimento di numerose piante e un accurato studio della luce, con soluzioni illuminotecniche differenti nei vari spazi.
Il progetto si ispira ai temi atavici della dimora e del paesaggio per creare una serie di esperienze nei diversi spazi dell’edificio. Gli alberi della gomma che fiancheggiano la facciata sud dell'edificio, ad esempio, rimandano alla canzone popolare australiana Home among the gum trees, mentre la tipica immagine dei fili per stendere il bucato, allestiti nel cortile sul retro delle abitazioni, è ricreata attraverso corde e tende sospese al di sopra degli spazi collettivi. Ancora, la business lounge al primo piano, disegnata come una veranda, contiene una sequenza di salotti per conversazioni informali e la zona relax a piano terra, attorno alla quale si sviluppa la scala che porta ai livelli superiori, è arredata con uno stile retrò che riporta la mente all’Australia degli anni Settanta. Anche le fantasie astratte che decorano la moquette, che ricordano un tappeto di foglie, sempre degli alberi della gomma, e le carte da parati con motivi indigeni rappresentano un rimando al contesto territoriale. Tutto rispecchia la mission di ABN Group: realizzare il sogno australiano di vivere in una casa di proprietà.
INTERVISTA
Amanda Stanaway
Principal, Global Leader - Workplace Interiors, Woods Bagot
Gli interni degli headquarter di ABN Group a Leederville richiamano i temi della dimora e del paesaggio, cari agli australiani. Quanto è importante progettare un luogo di lavoro in modo che le persone si sentano a casa?
Ritengo sia di fondamentale importanza, soprattutto adesso che siamo di fronte a un ripensamento dei luoghi di lavoro a seguito della pandemia. La nostra priorità è creare un’atmosfera domestica e familiare, in modo che le persone si sentano a proprio agio in ufficio, senza essere alienati o intimiditi. Penso che in questo momento stia avvenendo un grande cambiamento nella concezione che ognuno di noi ha del luogo di lavoro. Stiamo andando sempre più verso una tipologia di ufficio incentrato sull’esperienza dei dipendenti e dei clienti, con spazi più caldi dal punto di vista umano e fortemente rappresentativi di come vorremmo lavorare e interagire gli uni con gli altri.
Nel progetto di un ufficio, come si raggiunge il punto di equilibrio tra aree destinate alle attività in team e spazi dedicati al lavoro individuale?
In ogni progetto dobbiamo trovare un bilanciamento tra queste due istanze, tenendo conto che d’ora in avanti si andrà sviluppando un metodo di lavoro più collaborativo ma anche più basato sulla comunicazione video, che richiede uno spazio isolato. In questo contesto, la sfida è riuscire a disegnare un ufficio aperto e invitante. C’è la tendenza a insistere sul fatto che in futuro ci sarà un sempre maggiore sviluppo delle attività in team, ma io credo che sia necessario riportare l’attenzione anche sul lavoro individuale, che molti pensano debba essere svolto a casa. Su questo tema serve appunto un bilanciamento, altrimenti alcune persone si ritroveranno costrette a restare a lavorare da casa.
Quali strategie possono essere adottate per incentrare l’ambiente di lavoro sul benessere delle persone?
Certamente elementi come lo studio della luce e la presenza di una ventilazione sia naturale sia meccanica sono fondamentali. Credo però che sia altrettanto importante progettare luoghi di lavoro inclusivi, in grado di accogliere tutti e rispondere a esigenze diverse. A seguito della pandemia, l’orientamento è quello di utilizzare materiali più salubri e inserire più vegetazione all’interno degli uffici, ma soprattutto prevedere un sistema di controllo della qualità dell’aria, con un conseguente cambiamento nell’impiantistica degli edifici.
Qual è la sua visione per gli uffici nel post-Covid?
Credo che in realtà nessuno abbia ancora disegnato un ufficio post-Covid, anche perché la situazione sta tuttora evolvendo. Lavoriamo tuttora in posti concepiti come se fossimo sempre in presenza, mentre adesso si lavora in maniera ibrida, anche da remoto, cosa che richiede una differente organizzazione degli spazi e un equipaggiamento tecnologico di un certo tipo. Dobbiamo curare il progetto dei luoghi di lavoro per dare vita a esperienze positive: le persone vogliono rientrare in un posto bello e confortevole, con servizi adeguati e aree per la socialità. Dobbiamo utilizzare la tecnologia per creare un’esperienza immersiva e dinamica, in modo che si preferisca tornare in ufficio piuttosto che restare a lavorare da casa. Il progetto per la sede di ABN Group va in questa direzione.
In risposta al radicale cambiamento che le abitudini lavorative hanno subìto con la pandemia, lei ha immaginato quattro diversi modelli di ufficio, destinati poi a mescolarsi tra loro. Può illustrarceli?
Il primo modello è quello del Cultural Club, che ruota intorno a un’impostazione del lavoro in team: ognuno può svolgere bene il proprio ruolo all’interno di un’azienda, ma il lavoro di squadra è ciò che permette di creare e portare avanti un’attività imprenditoriale, perché l’incontro e l’interazione sociale sono fondamentali. Il secondo modello è chiamato In and Out: oggi in Australia si lavora in genere due o tre giorni da remoto e gli altri due o tre in presenza. Questo da un lato significa che le città si svuotano il lunedì e il venerdì e dall’altro rende molto difficile progettare un ufficio in modo da ottimizzare gli spazi. Il terzo modello, denominato Community Nodes, propone diversi luoghi di lavoro più piccoli distribuiti sul territorio, in modo da ridurre i tempi degli spostamenti, in un’ottica di sostenibilità. Il quarto e ultimo modello, Collectives, ripensa gli uffici open space prevedendo spazi destinati al lavoro in piccoli gruppi, con servizi centralizzati e aree comuni.
Quella introdotta dal Covid nei luoghi di lavoro è una rivoluzione senza precedenti oppure in passato ci sono già stati punti di svolta della stessa portata?
Penso che questo sia il cambiamento più importante che si è mai verificato su larga scala, coinvolgendo l’economia globale in tutti i settori. L’impatto sarà particolarmente forte in America, dove prima della pandemia avevano ancora un modo di lavorare molto tradizionale, mentre in Australia c’era già un’organizzazione flessibile. Dovremo ripensare a come costruire un senso di appartenenza all’azienda, un senso di comunità, pur essendo meno presenti in ufficio. Siamo solo all’inizio di questo processo di cambiamento: le persone stanno iniziando ora a rendersi conto dell’impatto della pandemia sulle città, sulla salute mentale, sull’economia… Penso che ci troviamo di fronte a una grande opportunità di ripensare il nostro mondo e le nostre vite.
Luogo: Perth, Australia
Committente: ABN Group
Completamento: 2021
Superficie lorda: 8,814 m2
Progetto degli interni: Woods Bagot
Appaltatore principale: PACT Construction
Consulenti
Capo progetto: Bridge42
Strutture: Forth Consulting
Acustica: Herring Storer Acoustics
Progettazione meccanica: Link Engineering Consultants
Progettazione elettrica: BEST Consultants
Progettazione idraulica: Ionic Design Australia
Fotografie: Dion Robeson, courtesy Woods Bagot
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