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Architettura in movimento

Parisotto + Formenton Architetti

Architettura in movimento
Scritto da Redazione The Plan -

Tra reminiscenze classiche legate al mondo della nautica e linee ridotte all’essenza senza rinunciare al design e al comfort, l’architetto Aldo Parisotto ha reso una passione personale la sua fonte di ispirazione e tanto altro. Il co-fondatore dello studio Parisotto + Formenton Architetti non può infatti non essere definito anche un uomo di mare, proprio lui che ha più volte ripetuto una delle sue convinzioni più granitiche: «Un progettista nautico non può non navigare: l’esperienza che ne deriva è di fondamentale importanza, in particolare quando si parla di yacht e yacht a vela».

 

Architetto, lei è da sempre un amante del mare e della navigazione. Nei suoi progetti quanto c’è della sua passione ed esperienza diretta nell’universo della nautica?

È davvero una passione d’infanzia quella per il mare, un amore che, senza mai spegnersi, mi ha portato a essere attratto da tutto ciò che galleggia. Quella stessa passione di allora mi ha poi condotto a utilizzare, nel tempo, sia barche a motore sia barche a vela, fino a diventare oggi armatore della bellissima Mylius 65, una vela avanzata dal punto di vista tecnologico e con la quale si sono organizzate numerose regate, non di rado anche di livello internazionale. Si può dire che sia riuscito a trasferire un interesse personale nella vita di tutti i giorni e nel mio lavoro: difficile non vedere in questo la vera forza motrice di tutto, dall’andare per cantieri al cimentarsi, negli anni, con vari progetti di interior design. Il nostro lavoro, infatti, si concentra sugli interni delle imbarcazioni, in collaborazione con chi si occupa delle linee d’acqua, ovvero ingegneri e architetti nautici. Ogni tipologia di imbarcazione, che può essere definita come un’architettura in movimento, ha delle proprie peculiari caratteristiche che devono essere conosciute per modellarne gli interni. Questo ragionamento vale anche per l’architettura, ma per le imbarcazioni ancor di più, dal momento che sono un grande esercizio di spazio: lavorare sulle architetture minime impone di saper ottimizzare gli ambienti. La cura del dettaglio è per noi una forma mentis e questo, all’interno di una imbarcazione, è portato all’estremo: sono i dettagli a fare la differenza e a rendere gli interni ergonomici, senza spigoli vivi, in un percorso verso l’essenziale.

 

Con Mylius Yacht si è instaurato un forte legame. Come è nata questa collaborazione?

L’incontro con Mylius risale ai primi anni di regate, nel 2009, e fin da subito ho avuto modo di notare alcune peculiarità: barche tanto veloci quanto performanti, con lo scafo in carbonio. Un momento importante è stata la conoscenza del loro progettista, Alberto Simeone, per poi arrivare all’acquisto del primo Mylius, nel 2012, un 65’ che rispecchiava completamente la mia idea di barca, sia come materiali sia come soluzioni. Da lì è nata una relazione che mi ha portato a collaborare con l’architetto nella realizzazione degli interni e che ha poi trovato seguito per altre barche e nello sviluppo di nuovi progetti.

Oscar 3, Mylius 65 - © Leo Torri, Studio Borlenghi, courtesy Parisotto + Formenton Architetti

 

Il nuovo cruiser racer Mylius 72 propone un concept innovativo per gli spazi interni con l’obiettivo di coniugare il carattere sportivo degli esterni con i comfort e lo stile a bordo. Come trovare il punto di equilibrio tra questi due aspetti e come si rispecchiano, in generale, i tratti distintivi di un brand nell’interior design delle imbarcazioni?

Integrare i due aspetti è oggi la vera sfida del marchio. Guardando anche ai competitor, ce ne sono alcuni che realizzano barche molto classiche ma poco veloci e altri puri racer da regata, ma con interni semplici, quasi esclusivamente da trasferimento più che da cruising. Qui sta invece la peculiarità di Mylius: il nuovo M72, che è attualmente in costruzione, ha un layout molto fluido, simmetrico, innovativo e sportivo, senza però rinunciare a eleganza e comfort. L’attenzione per i dettagli e la scelta dei materiali rivestono per noi un ruolo fondamentale, poiché il grande tema oggi è riuscire a dare alle imbarcazioni una propria personalità. Nel caso di Mylius si parla di barche, soprattutto a vela in un primo momento, non solo molto tecnologiche e veloci, tanto da rientrare nella categoria delle cruiser racer, ma anche altrettanto confortevoli nel periodo di crociera. Questo significa ottenere dunque imbarcazioni dall’uso trasversale, prodotti tra il racer e il cruiser, con i quali si può giocare sul punto in cui spostare il limite a seconda di come si intende vivere il mare.

 

Il catamarano Mylius 66 darà la possibilità di installare pannelli solari sul fly bridge. Come si applica il concetto di sostenibilità in un ambito caratterizzato da una tradizione così solida come la nautica?

Mylius 66, progettato da Ceccarelli Yacht Design, rientra nella categoria di imbarcazioni più richieste in questo momento, ovvero i catamarani, poiché danno maggiori possibilità di vivibilità di spazio e, dunque, di esperienza: i due scafi per le cabine e tutta la parte centrale sono abitabili, per una zona living a metà tra l’outdoor e l’indoor. Le sue linee sono innovative e sportive, per una velocità fino ai 29 nodi, con un basso dispendio di energia: un passo questo che, grazie a nuovi progetti e nuovi progettisti, rappresenta una possibilità in più per un brand come Mylius, specializzato in barche a vela. Quello della sostenibilità, poi, è un tema di grande attualità al quale la nautica è inevitabilmente chiamata a rispondere, sebbene non abbia numeri paragonabili a quelli dell’automotive in termini di forze economiche a sostegno dello sviluppo e della ricerca. In primis, le grandi navi devono ripensare ai propri standard di sostenibilità e a soluzioni capaci di ridurre l’impatto sull’ambiente, ma anche la nautica da diporto non vi si può sottrarre. Diminuiscono le barche con motori potentissimi e si va verso un maggior numero di dislocanti, ovvero con motori e propulsori meno inquinanti o con motori ibridi. I cantieri dimostrano una certa sensibilità per varare barche via via più sostenibili, ma i cantieri stessi devono porsi il tema del ricambio generazionale delle barche: è necessario impegnarsi per la salvaguardia del mare con un programma che consenta lo smaltimento della vetroresina e del carbonio e investa sul riuso dei materiali.

Mylius 66 - Courtesy Parisotto + Formenton Architetti Progetto: Ceccarelli Yacht Design per Mylius. MC 66 accoglie nel piano di coperta una cucina a vista e un’area living con divani e pouf. Tutte le cabine sono dotate di bagno e doccia privati. Gli interni sono stati disegnati utilizzando materiali naturali di altissima qualità, con la possibilità di scegliere diverse soluzioni a seconda delle esigenze dei clienti.

 

Parisotto + Formenton Architetti ha esperienza anche nel design di prodotto nel settore illuminotecnico. Qual è il ruolo della luce nel progetto degli interni per un’imbarcazione e quale evoluzione ha avuto negli ultimi tempi?

La luce, che noi consideriamo parte integrante della costruzione di un’architettura, nella nautica è doppiamente importante. Le imbarcazioni ricevono costantemente una luce diretta, oltre che i suoi riflessi: una peculiarità che richiede, durante il giorno, una costante protezione dai raggi solari. Ma l’illuminazione naturale, da sola, non è sufficiente: negli interni degli yacht è sempre necessaria un’integrazione. Al contrario, di notte, c’è bisogno di luci molto basse, motivo per cui, a volte, si fa ricorso a quelle rosse, non fastidiose per la navigazione. Le nuove soluzioni di illuminazione con tecnologia a LED permettono di controllare la temperatura di colore della luce, che può farsi calda di notte e più fredda di giorno, una regolazione nella quale può essere di aiuto la domotica.

 

In questi ultimi due anni si è assistito a una pervasività massiccia del digitale. L’esperienza a contatto con il mare pensa possa aiutare a riscoprire un legame profondo con la natura? Quali altri sviluppi vede nel futuro del design per la nautica?

Sicuramente la nautica può essere protagonista di questo riavvicinamento alla natura, di una sua riscoperta, quasi a essere interpretata come un’oasi sicura dove trascorrere il proprio tempo. C’è però una sorta di frizione tra l’ampliamento delle dimensioni delle imbarcazioni e la percezione del contatto diretto con la natura, una contrapposizione che si traduce in una sfida nel contrastare, paradossalmente, una sensazione di allontanamento dal mare all’aumentare delle dimensioni delle barche. La barca a vela ha un particolare vantaggio, poiché le sue forme più minimaliste accentuano la vicinanza con il blu dell’acqua. Tuttavia, è importante non dimenticare come le nuove tecnologie applicate facilitino e preservino questa relazione, permettendo in un certo senso di far entrare la natura. Alcune cabine hanno addirittura sistemi di apertura sui fianchi che le fanno vivere a pelo d’acqua: una terrazza sul mare, una sorta di palafitta che fa sì che venga recuperato quel contatto imprescindibile con il mare anche sulle barche più grandi, oppure le vaste poppe aperte, per un’esperienza unica anche durante la navigazione. Per quanto riguarda gli interni, negli ultimi dieci anni c’è stato un dibattito molto acceso proprio sullo yacht design, che ha portato a una sua notevole trasformazione e contaminazione da parte di architetti e progettisti di terra. Sono dinamiche sicuramente positive, poiché la nautica si è rinfrescata con progetti innovativi e scuole di pensiero divergenti: c’è chi vuole portare la casa in barca e chi, invece, come me, vuole portare il comfort e la contemporaneità all’interno delle barche, ma senza tradire i caratteri distintivi della nautica, che devono essere preservati.

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