Nel deserto del Qatar, il paesaggio di rocce e sabbia modella la silhouette del progetto.
I setti che indicano l'ingresso principale del resort ruotano in un movimento organico per generare una sorta di conchiglia.
I due lunghi muri proteggono il complesso dai venti dominanti di nord-ovest, Shamal, seguendo l'antica saggezza degli accampamenti nomadi.
L’asse centrale è una sorta di colonna vertebrale che galleggia sul terreno, creando un sistema coperto che contiene i principali servizi per gli ospiti: reception, ristoranti inter-nazionali, aree per lo shopping, ristoranti tradizionali, sale da té. Questi elementi sono chiusi da partizioni “leggere”, vetrate o schermate, secondo le tecniche tradizionali di lavorazione del legno.
L’enorme shell è un corpo organico che si muove a pochi metri dal terreno. Essa riesce, a volte, a toccarlo, come nei patii interni in cui trovano posto i grandi bracieri della tra-dizione nomade.
Un’onda di pietra, tra deserto e fuochi.
Su questa spina si innestano i percorsi che portano alle camere e ad altri spazi pubblici esterni: le piscine e il teatro all’aperto per la falconeria.
Il progetto Shamal nasce da un'unità di base, la tenda. Le camere sono concepite co-me alloggi che reinterpretano l'architettura tradizionale, applicando soluzioni tecnolo-giche contemporanee.
La compattezza dei volumi, infatti, funziona insieme a vari strati di filtri di ombreggiatura.
Il risultato è un complesso altamente efficiente in termini di energia, illuminazione e com-fort interno per gli utenti. Si configura inoltre come un oggetto architettonico rappresen-tativo e riconoscibile, che disegna il paesaggio secondo un sistema aggregativo che riprende il tema dell’accampamento.
Gli alloggi sono sollevati dal suolo su una piattaforma in legno, su cui si collocano gli spazi climatizzati delle camere, un patio protetto da muri e una zona di ingresso, coper-ta di tappeti. Una grande tenda, dall’aspetto tradizionale ma altamente tecnologica, copre e protegge gli ospiti del resort.
Gli alloggi si declinano in diverse unità, tramite l’aggregazione di uno o più moduli.
Nella loro forma più ampia formano delle ville private, strutturate attorno allo spazio ag-gregativo del patio e della terrazza con tappeti; esse segnano il confine meridionale del resort, aperto verso il deserto.
A completamento dell’impianto, un ippodromo e un campo da golf a 18 buche per-mettono agli ospiti ulteriori spazi di loisir.
La spina centrale si ritorce leggermente nella parte finale e si insinua nelle dune del de-serto. Ne emergono solamente degli osservatori puntuali, vere e proprie torri silenziose, dalle quali scrutare indisturbati il cielo.
Credits
deserto del Qatar
Qatar
privato
06/2030
13000000 mq
Edoardo Gherardi
Monica Martini, Dario Fernandez, Diego Montenegro, Alice Valentini
gherardiarchitetti, Metaverso
Curriculum
Edoardo Gherardi è nato nel 1973 e si è laureato con lode nel 1999 presso lo IUAV di Venezia. Ha fondato Gherardiarchitetti nel 2000 a Treviso e Castelfranco Veneto (Italia). Ha vinto il terzo premio al concorso internazionale Young & Design nel 2006 e nel 2007, l’Iconic Awards nel 2017 e il German Design Award nel 2018. È stato selezionato per il Premio Compasso d’Oro nel 2018. È art director di diverse aziende nel mondo del mobile. L’ufficio opera in molti settori: urbanistica, progettazione architettonica, interior, design del prodotto e navale. Ha seguito l’allestimento delle principali mostre d’arte in Italia e attualmente segue oltre 80 progetti in Svizzera, Medio ed Estremo Oriente e in tutto il mondo. La molteplicità dei progetti è seguita con lo stesso approccio, che si tratti di piccole o grandi dimensioni: attenzione ai dettagli, qualità ambientale, qualità architettonica, a partire dalle forme del paesaggio, dalla storia e dalle pratiche sociali.