BRIEF DI PROGETTO E RELAZIONE TECNICA DESCRITTIVA
Il progetto presentato prevede la ristrutturazione di un appartamento di circa 50 m2 nel centro storico di Alghero, in Sardegna, collocato in una posizione straordinaria a cavallo tra i Bastioni Marco Polo e la stretta e lunga via Cavour. Questa corre parallela al mare, ma a una quota di un piano inferiore a quello del calpestio della potente muro zigzagante. Da un lato il mare degli erranti navigatori, dall’altro la città sedentaria.
La situazione antecedente l’intervento di ridefinizione degli spazi a disposizione viene modificata sostanzialmente con l’apertura della porta finestra sui Bastioni Marco Polo in sintonia con il livello soprastante e sottostante dove esistevano due aperture rettangolari allungate. Tale apparente piccolo intervento modifica completamente la relazione interno esterno, in particolare con la massa d’acqua che improvvisamente invade l’interno. Si decide inoltre di demolire il vecchio bagno e la camera da letto, entrambi affacciati a suo tempo sulla via interna. La strategia generale si muove con il fine di liberare tutte le superfici verticali delle pareti perimetrali a disposizione senza che su di queste vi si appoggiassero tramezzi o elementi fissi che ne interrompessero la continuità. Il risultato è stato quello di definire un chiaro recinto spaziale, quello della casa, in contrasto con l’esterno “naturale” verso il mare o quello “artificiale” della città.
Le aperture sul perimetro, sia esistenti sia nuove, mettono pertanto in comunicazione lo spazio interno con lo spazio del paesaggio esterno, tanto sul fronte delle acque selvagge, come su quello addomesticato del centro storico cittadino. Le finestre e la porta finestra sono costruite come delle bucature nette e precise nelle murature esistenti, dove gli infissi, in legno e ferro, sono solo delle cornici addossate alla parete, lasciando che la superficie di vetro coincida esattamente, nel prospetto/sezione, a al vuoto prodotto dalla perforazione.
Il bagno, dalle forme curve non arriva a toccare il soffitto, e l’elemento cucina, squadrato e quasi scolpito nel legno, sono gli unici elementi che vengono collocati all’interno dello spazio “scavato” nell’edificio mediante l’operazione prima indicata. La sovrapposizione della spazialità creata della scatola costituita dai muri perimetrali, con la spazialità propria dei due elementi funzionali, genera la configurazione finale dello spazio complessivo del progetto entro il quale possiamo aggirarci a piedi scalzi liberamente. Le doghe di legno naturale di 4 cm di spessore, dalla larghezza variabile e dalla lunghezza che va da parete a parete, accolgono il nostro passaggio leggero.
Il tavolo è incernierato su di un lato corto al muro perimetrale, mentre sull’altro un elemento cilindrico assieme a un disco costituisce un secondo appoggio. Quando è aperto la superficie di appoggio è completamente di legno, mentre una volta ribaltato e “intarsiato” nella parete intonacata compare alla nostra vista una superficie di rame ossidato naturalmente. Cambiano gli aspetti materici e cambiano le configurazioni spaziali.
Anche le ante/porte intermedie che separano la zona giorno dalla zona notte (ammesso che esista tale separazione) sono state disegnate pensando ad una certa flessibilità di usi e a diverse necessità spaziali in funzione del numero degli abitanti che possano usufruire della modesta superficie a disposizione.
I materiali scelti sono principalmente il legno, in tre principali essenze: una per gli arredi la seconda per il pavimento, mentre la terza è stata utilizzata per tutti gli infissi e le pannellature delle porte. Il rame e l’acciaio inossidabile sono utilizzati per alcuni dettagli o rivestimenti come si può evincere dalle fotografie.
La cucina, o meglio il mobile cucina, oggetto specifico di questa convocazione raccoglie all’interno di un teorico parallelepipedo le sue funzioni principali. Su ciascun lato si scava questa massa teorica aprendo e distribuendo dei cassetti e degli sportelli necessari per la riposizione degli utensili. La superficie che copre il lavello e i fuochi può essere piegata su se stessa liberando la zona lavoro quando necessario. Questi elementi possono ulteriormente ribaltarsi verso l’esterno del teorico perimetro del volume offrendo una zona di appoggio che si utilizza sedendosi su degli sgabelli dalla forma rettangolare allungata. Questi occupano, nella loro posizione primitiva di “riposo” un ulteriore scavo adibito al loro posizionamento quasi come se fossero stati ricavati dal volume mancante.
In definitiva uno spazio da utilizzare in forme diverse e da godere con il passare delle giornate.
Simone Solinas 1971. Si laurea al Politecnico di Milano nel 1998 con Pierluigi Nicolin e Guillermo Vázquez Consuegra. Nel 2002 apre lo studio a Siviglia, dal 2012 in Sardegna. Ha partecipato a numerosi concorsi nazionali e internazionali progettando e costruendo edifici pubblici, residenziali, destinati alla ricerca medico-scientifica, spazi sportivi, spazi pubblici, etc. I lavori sono stati pubblicati in riviste nazionali ed internazionali ricevendo numerosi riconoscimenti. Molte le conferenze dello studio così come la partecipazione a numerose esposizioni collettive. Ha collaborato con diverse Facoltà di Architettura; in qualità di tutor presso l’Università di Sassari Dipartimento di Architettura di Alghero, ha svolto attività di docenza all’Università Internazionale dell’Andalusia e come Visiting Professor presso la Facoltà di Architettura di Cagliari negli anni 2009-2013. Ha conseguito il Ph.D. in Architettura nel 2017 all’Università di Siviglia e di Cagliari.