Un nuovo centro equestre tra le coltivazioni e i vigneti della Penisola di Mornington, in Australia. Questo è il progetto realizzato dallo studio britannico Seth Stein in collaborazione con il Watson Architecture + Design di Melbourne. Il committente, con sede sia in Australia sia nel Regno Unito, era alla ricerca di una soluzione funzionale e pragmatica, capace di entrare in sintonia con il contesto mediante le proprie forme e un utilizzo sostenibile e duraturo dei materiali. A livello culturale, il centro equestre è un elemento peculiare della regione. La necessità di inserire le strutture lungo una superficie piana, in particolare il maneggio di 3.000 mq, ha reso opportuno lavorare in maniera estensiva sul sito dalla morfologia ondulata, così da stabilizzare e drenare il suolo, anche per creare un piccolo bacino idrico con riparo per uccellini. L’architettura è stata organizzata seguendo uno schema crescente, che assicura stalle riparate per sei cavalli, aree per il lavaggio, per la bardatura e per il bucato, un laboratorio con attrezzi e una mangiatoia, ma anche un piccolo ufficio e un alloggio per gli stallieri.
Un’ala è stata destinata per il parcheggio e il fienile, con la possibilità di stivare fieno e paglia.All’esterno sono stati creati una piccola piscina per i cavalli, due cortili recintati (in sabbia e in erba) e un maneggio. La forma crescente garantisce una buona compattezza. Le varie attività sono orientate verso il centro e il portico delle stalle è rivolto verso il cortile in erba. La parete perimetrale sul retro - realizzata in pisé, un metodo costruttivo locale che combina terra battuta e calcestruzzo - va a terminare nello specchio d’acqua, alimentato da una fontana e utilizzato dai cavalli per abbeverarsi e refrigerarsi. La palette di materiali è ridotta al minimo: da lontano, spicca lo zinco della copertura a falda unica e a forma di J, utilizzata sia come elemento di chiusura, sia come schermo di protezione.Al di sotto corre indipendente il muro perimetrale, un mix di terra battuta e calcestruzzo, posto al di là dell’area occupata dal volume. Il terzo elemento è il legno, utilizzato per lo scheletro e per i pannelli di rivestimento. Nel primo caso ci si è avvalsi di un laminato in quercia della Tasmania, proveniente da piantagioni, mentre nel secondo dello Spotted Gum, albero australiano classificato “Class One” per durabilità, che ne condivide la stessa dimensione modulare.
Entrambi stanno iniziando a scolorire tendendo verso i toni dell’argento e del grigio, avvicinandosi così alle cromie della parete in pisé.In risposta alle condizioni climatiche estreme della regione, è stato deciso di raccogliere e immagazzinare l’acqua piovana attraverso la copertura di 1.260 mq e all’interno di serbatoi sotterranei, i quali a turno alimentano il bacino idrico. Durante i mesi estivi, la sezione trasversale del tetto a falda unica garantisce ombra e ventilazione naturale, mentre durante l’inverno, quando il sole rimane basso all’orizzonte, non ostacola il passaggio dei raggi solari.
CREDITS
Building Areas: 1000 m2
Builder: Justin Smallman B2D Constructions P/L
Architects: Seth Stein Architects in collaboration with Watson architecture + design
Consultants:
Structural: Perrett Simpson Stantin P/L
Timber Engineering: Timberbuilt P/L
Electrical Engineers: WSP/ Parsons Brinckerhoff
Suppliers
Laminated Timber: Glamex P/L
Framing & cladding timber: Bowens Timber P/L
Rammed Earth: Earth Structures
Zinc roof: HM Metalcraft P/L
Photography: Lisbeth Grosmann, Justin Smallman